La Bulgaria nel caos al voto

 

 

di Enrico Corgnati

 

L’importanza delle elezioni di domenica 12 maggio è palese. Dopo mesi di accese proteste, i cittadini bulgari attendono con ansia i risultati. L’Unione Europea ha gli occhi puntati sulla new entry, la cui situazione politica ed economica è vicina al collasso.

 La Bulgaria è una repubblica parlamentare a camera unica. I principali partiti che siedono nell’Assemblea Nazionale sono il Partito Socialista Bulgaro (PSB) ed il Partito dei Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria (GERB), di orientamento liberale.

L’eredità post-comunista della Repubblica Bulgara si può riscontrare nei bassi standard di vita (è uno dei paesi più poveri d’Europa), nella corruzione diffusa e nella forte influenza di lobby economiche o criminali sulla politica.

 

Dall’inizio della crisi economica c’è stato un susseguirsi di saltuarie proteste in seguito a scandali o misure insostenibili dalla popolazione per fronteggiare il declino. Nonostante ciò, il Paese manteneva un discreto equilibrio, grazie anche alla natura accondiscendente del popolo bulgaro. Un cartello durante una manifestazione in Grecia ironizzava sui vicini: “Silence not to wake up Bulgarians”. Le problematiche dei due stati balcanici possono essere relazionate, con particolare attenzione al discriminante della moneta in uso. L’uno è sottoposto ai diktat dell’UE, mentre l’altro è sostanzialmente abbandonato al suo destino. Nonostante ciò, economisti bulgari sostengono che l’eventuale ingresso nell’Euro porterebbe il paese al collasso, stritolando gli strati intermedi in una morsa di povertà. La reazione popolare sarebbe, a quel punto, ancor più travolgente.

 

Proprio la partecipazione della classe media ha dato una svolta, nei mesi scorsi, alle proteste. Esse sono diventate più organizzate, regolari e di portata nazionale. Frequenti e violenti sono stati gli scontri con le Forze dell’Ordine, soprattutto in occasione di un ulteriore aumento del costo dell’elettricità, che può essere definito il casus belli. Le dimissioni del Ministro delle Finanze Simeon Djankov, anziché placare gli animi, hanno infuocato ancor più la situazione, poiché sono state interpretate come un’ammissione del fallimento della politica economica del governo liberale. La tensione è cresciuta esponenzialmente, al punto che un giovane attivista, Plamen Goranov, ha deciso di immolarsi davanti al municipio di Varna. Ragione dell’estremo gesto è la nota collusione del Sindaco Kiril Yordanov con la potente organizzazione criminale TIM. A Goranov, diventato simbolo delle rivolte, sono seguiti almeno tre suicidi riconducibili alla condizione di povertà e disperazione che attanaglia il Paese.

Il 20 febbraio, il Primo Ministro Boiko Borisov (GERB) si è dimesso dichiarando: “Ogni goccia di sangue versata è una vergogna per la Bulgaria” e sostenendo di aver fatto il possibile. Il presidente ad interim Rosen Plevneliev (GERB) sta traghettando il Paese verso le elezioni, in un clima ancora molto caldo.

 

Opinione di molti analisti e sentimento comune è che Borisov abbia deciso di sottrarsi alle difficoltà poste dalla situazione in cui versa l’economia bulgara, in quanto non in grado di trovare soluzioni condivise e di svincolarsi dalle lobby di potere che invischiano la politica dello Stato. Una prova sta nella sua ricandidatura alla presidenza come leader dello stesso partito, il GERB, che negli ultimi tre anni e mezzo ha affossato la Bulgaria. La sua eventuale vittoria potrebbe portare ad un’ulteriore ondata di violenze.

Rumori dai partiti conservatori lamentano che il PSB abbia soffiato sui venti di protesta per guadagnare consensi. In ogni caso, l’affluenza elettorale sarà probabilmente molto bassa; nessun partito, infatti, ora, possiede carisma sufficiente da portare alle urne le masse di manifestanti. Scandali e disfatte politiche toccano tutti i maggiori partiti e l’ombra della sfiducia è calata su tutta la classe dirigente. Qualunque sia il risultato, sarà una sorpresa, ma se non dovessero esserci netti cambiamenti, la situazione potrebbe precipitare.

12/05/2013
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