Italia e Libia: una relazione complicata



Se la relazione fra i due Paesi fosse di natura romantica, ora sarebbe una crisi da pausa di riflessione. Che purtroppo cade proprio nel centesimo anniversario di questo rapporto complicato, iniziato nel 1911 con la dichiarazione di guerra di Giolitti all’Impero Ottomano per ottenere il dominio sulla Libia. A ottant’anni dall’insediamento dei primi italiani (1931), seguito allo sterminio di oltre un ottavo della popolazione, a sessanta dalla nascita del Regno Unito di Libia, indipendente (1951). A dieci anni dall’idea del Grande Gesto, che appianasse una volta per tutte i rapporti fra i due Paesi.


Una storia tormentata che ha visto episodi come quello dell’86, quando Gheddafi aveva reagito ai bombardamenti americani con un lancio di missili su Lampedusa. L’inerzia di Craxi, presidente del Consiglio, aveva destato sospetti – poi confermati dalle rivelazioni sull’accordo sotterraneo fra i due Paesi, e l’ipotesi che Gheddafi avesse attaccato per non insospettire la comunità internazionale.  La Libia è anche l’unico paese ex colonia ad esigere risarcimenti una volta diventato indipendente, e ad ottenerne di sostanziosi. Dopo aver cacciato dal proprio territorio tutti i coloni italiani, e prima di essersi inseriti con capitali di importanza chiave nell’economia degli ex coloni, come abbiamo scritto in un precedente articolo.


E ora? Dopo la nebbia interpretativa sulla vigenza del trattato di Amicizia e Cooperazione, firmato nel 2008, pare che la guerra non abbia allontanato i due partner, ma abbia imposto solo una (mediaticamente opportuna) pausa di riflessione. Le memorie degli indimenticabili ricevimenti durante la visita di Gheddafi in Italia, dei momenti insieme al presidente Berlusconi, attorniati dalle bellezze locali non sono rimaste mute. E hanno spinto il governo italiano a un’inerzia simile a quella craxiana, arrivando persino, come riferisce il Guardian, a proporre un piano di fuga per il dittatore libico. Tale piano avrebbe coinvolto un asilo politico in un Paese dell’Unione Africana. Frattini aveva dichiarato, in vista della conferenza di Londra: “Gheddafi deve capire che sarebbe un atto di coraggio dire: “Capisco di dovermene andare””. L’Italia era stata esclusa fin dall’inizio dai possibili candidati ad ospitare l’esilio del dittatore, a causa dei precedenti rapporti fra i due Paesi.


Ciò che rimane inspiegabile, è lo stupore per l’esclusione dalla videoconferenza decisiva. Ci aspettavamo davvero di avere voce in capitolo?






30/03/2011
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