Ior: trasparenza e tolleranza zero

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“La Chiesa è o deve essere una comunità del popolo di Dio e i presbiteri, i parroci, i vescovi, sono al servizio del popolo di Dio”. È Papa Francesco. E la traduzione, in fatti, di queste parole prevede la riforma della Chiesa: il 2 ottobre scorso si è insediato il Consiglio cardinalizio degli 8. Una G8 di cardinali, che Jorge Bergoglio ha scelto come consiglieri, proprio in vista della riforma della Curia.
Insediamento che coincide con la data di pubblicazione del bilancio 2012 dell’Istituto per le Opere di Religione, comunemente conosciuto con la sigla Ior.
Mai, da quando è nata, la banca del Vaticano aveva pubblicato un bilancio. Anche questa iniziativa fa parte della nuova tendenza alla trasparenza e al dialogo che dall’elezione di Francesco vige a Roma.

Il bilancio pubblicato on line sul sito www.ior.va, dice che per il 2012 i profitti sono di 86.6 milioni di euro: 4 volte quelli del 2011. Numeri non stupefacenti, ma da considerare attentamente, soprattutto alla luce di quanto successo nell’ultimo anno. Il licenziamento dell’ex presidente Ettore Gotti Tedeschi al termine di una battaglia interna; il leaks di documenti sulla discutibile gestione della banca; la vicenda, tutt’ora sotto indagine, relativa all’ingresso di contanti sui conti di monsignor Scarano, ex contabile di Apsa e le seguenti dimissioni di Paolo Cipriani e Massimo Tulli, direttore generale e vice dello Ior. Insomma, un anno complicato.

I numeri: 86,6 milioni il profitto. 12,2 milioni di euro (+19,6%) di commissioni nette sulle gestioni patrimoniali e su altre operazioni e 51,1 milioni di euro di proventi netti da negoziazione. Nel 2012 allo Ior sono stati affidati beni di clienti per 6,3 miliardi di euro, di questi, 2,3 miliardi in depositi, e 3,2 miliardi in contratti di gestione patrimoniale. Altri 800 milioni in contratti di custodia titoli. Il capitale netto è aumentato da 741 milioni di euro a 769 (+3,6%). Il bilancio è certificato da Kpmg (un network di servizi, specializzato nella revisione e organizzazione contabile per imprese), e risulta conforme ai principi internazionali dell’International Accounting Standards Board e omologati alla commissione europea.
Per il 2013 i conti però non saranno così buoni. L’analisi del primo semestre è negativa. 50 degli 86.6 milioni di utili sono già stati messi tra gli attivi del bilancio 2013.
Alle previsioni va aggiunto il fatto che lo Ior stia inviando lettere a numerosi correntisti (900 lettere solo lo scorso 23 settembre) chiedendo di chiudere i conti presso l’Istituto, poiché non intende più avere rapporti con loro. Va considerato che a fine 2012 i conti aperti presso lo Ior erano quasi 19 mila. L’analisi per individuare i correntisti sgraditi è appena iniziata e la conduce Promotory, una società di consulenza leader mondiale dell’antiriciclaggio. E, sembra abbia appena iniziato (giugno 2013).
Da quel che risulta ora, conti indesiderati sono quelli detenuti da alcune ambasciate straniere. Una ventina di missioni diplomatiche (su un totale di 180) ha conti presso lo Ior. Quelli che Promotory ha sottolineato destano sospetti per la quantità in deposito e il ritiro di grosse somme in contante. E sono tutti conti usati per missioni dirette in Iran, Iraq e Indonesia. La procedura rispecchia quella verificatasi il 5 luglio 2012, a seguito della pubblicazione da parte di Wikileaks dei Siria file, tra i quali comparivano documenti intestati al Banquero de Dio, che descrivevano forniture di sistemi di comunicazione a uso civile e militare. Lo Ior chiuse il conto dell’ambasciata siriana. Ora, per ridurre il rischio che lo Ior diventi strumento di riciclaggio o, trasversalmente, finanziatore di azioni terroristiche, invita i correntisti a estinguere i depositi.
Come scrive lo stesso presidente di Ior, Ernst von Freyberg, sul sito della banca da lui diretta: “Stiamo altresì eseguendo una revisione totale dei conti dei nostri clienti, con l’obiettivo di cessare i rapporti non in linea con la missione dello IOR. Gli sforzi profusi in questo senso sono sottoposti all’attenta supervisione dell’AIF (Autorità di Informazione Finanziaria), l’organismo vaticano di regolamentazione finanziaria.
Lo IOR attua una politica di tolleranza zero nei confronti di qualsiasi violazione di leggi, normative e regolamenti. Stiamo profondendo il nostro impegno nell’allineamento agli standard, di cui giustamente ci si attende l’osservanza da parte nostra.
La nostra missione è di servire la Chiesa universale in tutto il mondo, fornendo sostegno alla Santa Sede, alle congregazioni religiose e alle istituzioni cattoliche nelle loro opere di carità ed evangelizzazione”.

04/10/2013
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