Quanto luccica il lavOro?

 

 

In attesa che riformino le pensioni, il lavoro e l’art.18, abbiamo deciso di occuparci di questo tema cruciale e centrale.

Per farlo abbiamo chiesto a degli esperti. Ma non si tratta di esperti di diritto del lavoro o di politiche illuminanti sul contratto unico, nè tantomeno industriali industriosi e altrettanto illuminati.

Abbiamo sentito direttamente loro: i lavoratori.

 

Oggi vi proponiamo l’intervista a Claudia Chimento, storica di Acmos e membro di questa redazione. Ha concluso da poco il percorso di studi ed ha fatto il suo ingresso nel mondo del lavoro.

 

Quanto pensi sia importante avere un lavoro stabile per fare un programma di vita che contempli non solo la sopravvivenza quotidiana ma anche la programmazione di una famiglia, di un mutuo, delle vacanze?

Avere un lavoro stabile, secondo me, è l’unica chiave di accesso per la propria indipendenza. E’ ancor più fondamentale per progettare un futuro, in modo particolare per una donna. In questo momento sto lavorando per un’agenzia del lavoro (le ex agenzie interinali) e ho a che fare tutti i giorni con persone che contribuiscono al bilancio familiare grazie alle cosiddette “mansioni a chiamata”. Si lavora per un giorno o due e non sempre tutte le settimane. Mi sono ancor più resa conto che in questa situazione non è possibile avere una propria indipendenza ed è indispensabile avere un compagno, un coniuge o un familiare che assicuri un reddito fisso ogni mese. La situazione diventa molto più difficile per le donne in età da figli. Quest’ultime, infatti, non godono di nessun diritto, neanche della maternità. Le più svantaggiate sono le mamme che hanno bambini piccoli, perché, spesso, devono rinunciare ai contratti a chiamata perché non riescono a gestire figli e lavoro. Per questo motivo è assolutamente necessario e fondamentale un lavoro fisso per progettare un futuro.

 

Il lavoro che hai ti consente tutto ciò?

 Il lavoro che ho non mi consente affatto di progettare un futuro: ho una laurea quinquennale e l’unico modo per esercitare la mansione per cui ho studiato (in questo caso, selezione del personale e risorse umane) devo, per forza, iniziare con un contratto di stage. Ciò significa che posso godere solo del rimborso spese, che, per ora, è di 260 euro mensili a cui devo aggiungere circa 100 euro di buoni pasto. Ciò dovrebbe durare non oltre i sei mesi. Dopo questo limite di tempo devo sperare che l’azienda per cui lavoro abbia bisogno di me e che mi assuma. In tal caso, avrei comunque un contratto a progetto, contratto che non ha nulla a che fare con il contratto a tempo indeterminato, l’unico contratto che, in Italia, permette di progettare un futuro.

 

Quali i pro e i contro del cosiddetto “posto fisso”, a livello di ambizioni professionali e gratificazioni personali?

Le mie giornate sono, ormai, completamente dedicate al lavoro e non nego che, ormai, è molto difficile dedicarmi al mio tempo libero. Lavoro dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18 e, quindi, la mia giornata è dedicata solo alla mia mansione. Il mio orario non mi spiace affatto, ma, se facciamo due conti, io sono pagata 1,80 € al giorno e l’azienda per cui lavoro può decidere di interrompere il contratto in qualsiasi momento e senza giusta causa. Ciò mi fa pesare molto il fatto che non possa dedicare il mio tempo libero ad altre attività.

 

Le altre interviste:

 

Lavorare nella commissione europea

 

Lavorare nella regione piemonte

 

Lavorare in Fiat Powertrain

 

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Lavorare con noi. A progetto

15/03/2012
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