Inside Llewyn Davis

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Ovvero un musicista folk, prototipo di ebreo errante e novello Giobbe, nell’America degli anni ’60. Llewyn Davis (Oscar Isaac) non riesce a mettere ordine nel caos della sua vita: da quando il suo compagno di performance musicale si è suicidato, Llewyn non riesce più ad essere quello di prima. Non trova l’ispirazione musicale, ha messo incinta la ragazza del suo amico, che ora vuole abortire, non ha un soldo, dorme sui divani di chi può ospitarlo e dice o fa la cosa sbagliata, nel momento sbagliato. Insomma, non gliene va bene una. In tutto questo, il suo omologo animale, è un gatto rosso che ricompare qua e là, che lui cerca di accudire, pur non essendo suo.

 

Tra esibizioni in locali fumosi e poco illuminati, viaggi on the road con allucinanti personaggi (vedi il folle e obeso tossico di John Goodman), provini musicali che vanno a vuoto e tentativi di ricominciare da capo, Llewyn galleggia e vaga, nella sua odissea personale, senza capire dove e quale sia la direzione.

 

I Coen firmano l’ennesimo ritratto di uomo fallito e in lotta contro un destino che pare irrimediabile (labirintico come certi corridoi di condomini, che Llewyn percorre), in un film dalle belle atmosfere in chiaroscuro, con una grande fotografia e una sceneggiatura tipica dei due registi: umorismo surreale, personaggi un po’ folli, situazioni assurde. La versione originale fa apprezzare tanto di più le canzoni folk, cantate dal protagonista.

Una garanzia, come al solito. Premiato a Cannes, la scorsa primavera.

27/11/2013
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