Immigrazione e diritti negati

 

WORLDPRESSIn questi giorni i media stanno riportando sempre più fatti di cronaca che mettono al centro dell’attenzione gli immigrati e l’immigrazione. Ma, anche se con assai meno clamore, tra Nettuno e Guidonia c’è posto anche per la nostra Torino. Infatti dal 18 ottobre 2008, 230 rifugiati provenienti da Darfur, Eritrea, Somalia e Etiopia hanno occupato abusivamente l’ex clinica San Paolo di corso Peschiera. Senza troppo appoggio mediatico, una parte di società civile si è già mossa, e si sta muovendo per supportare queste persone: il Comitato di solidarietà per i rifugiati (Gabrio a Askatasuna), Amnesty International, Emergency, Gruppo Abele, San Vincenzo, Caritas Migranti e anche Acmos.
L’obiettivo, è quello di creare un tavolo di co-progettazione tra associazioni e istituzioni, che possa trovare una soluzione non solo per il caso di corso Peschiera, ma anche per situazioni simili, come ad esempio lo stabile di via Bologna 30 (a due passi da Casa Acmos), occupato ad oggi da circa 80 rifugiati politici.
Abbiamo chiesto al nostro Ruben, che in quanto responsabile del settore accoglienza di Acmos, sta seguendo più da vicini questa situazione, di darci un’opinione in merito: “Siamo preoccupati perché il godimento dei diritti civili non è loro attualmente garantito: le persone presenti alla ex-Clinica San Paolo (così come quelle presenti in Via Bologna) non sono stranieri irregolari o clandestini, ma si tratta di rifugiati o titolari di protezione sussidiaria e umanitaria, quindi a pieno titolo riconosciuti e garantiti dalle norme italiane vigenti e da numerose Convenzioni internazionali; sono quindi persone che hanno diritto a godere di un minimo di servizi (in materia di accesso al lavoro, educazione, assistenza pubblica e sicurezza sociale, assistenza sanitaria) che ad oggi non vengono erogati o vengono erogati in maniera parziale, seppur siano indispensabili a permettere condizioni di vita dignitose.” E aggiunge: “Per concludere, la situazione di Corso Peschiera non è un’emergenza: è un problema strutturale in Italia. Nell’ultimo anno sono aumentati del 80% gli sbarchi sulle nostre coste. Il sistema di protezione per i rifugiati (Sprar) ha a disposizione 3000 posti su 24000 domande.”
Un caso spinoso, eco di una complessa situazione nazionale ed internazionale, che se sicuramente non riesce a mettere d’accordo la politica, lo stesso fa con l’opinione pubblica. L’unico aspetto che non può e non deve essere dimenticato è che siamo davanti ad una grave situazione di diritti umani negati, e che per questo siamo chiamati a dare una mano. In questo momento, come Acmos, abbiamo lanciato tramite il progetto Scu.Ter, una raccolta di fondi, prodotti e firme a sostegno di queste persone in difficoltà. Per chi volesse aderire o semplicemente saperne di più: ruben.nasi@acmos.net


05/02/2009
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