Il ritiro di un Maestro

Maestro

Ho incontraro l’opera di Hayao Miyazaki per fortuna e disperazione: la fortuna di pescare un cartone animato a caso nelle offerte dei dvd a 5 euro in un supermercato, la disperazione di avere una figlia che stava sottoponendo me e mia moglie a turni massacranti di ‘Biancaneve e i sette nani’. Lo ripeto: m.a.s.s.a.c.r.a.n.t.i.

Aveva 4 anni, e guardava (solo alcune, selezionatissima parti di) Biancaneve migliaia di volte. E noi con lei.

Così, una sera ho detto: “Guarda: un cartone nuovo. Stasera guardiamo questo. Non è una domanda”.

Il cartone (quanto è riduttivo chiamarlo così) era ‘La città incantata’.

Dopo 10 minuti nostra figlia dormiva sul divano, ma io e mia moglie eravamo letteralmente ipnotizzati.

Da allora ho cercato e trovato tutta l’opera di quello che non ho esitazioni a definire Genio. (E mia figlia che adesso di anni ne ha 12 li ha visti tutti, senza più addormentarsi)

Ho così anche scoperto che era lui l’autore di alcune delle serie animate che più ho amato da ragazzino (Lupin III, tra le tante) e che lo Studio Ghibli, la sua casa di produzione, è in realtà una fabbrica di sogni dalla quale sono uscite alcune tra le storie più straordinarie e poetiche che io abbia mai avuto la fortuna di vedere, ascoltare e su cui meditare.

Miyazaki ha ricevuto decine di premi internazionali, ha partecipato come ospite d’onore a innumerevoli Festival, e pochi giorni fa proprio in occasione del Festival del cinema di Venezia, nel modo lieve e sorridente che da sempre gli è proprio, ha annunciato il suo ritiro dopo aver presentato la sua ultima opera (‘The wind rises‘).

Ne sono naturalmente molto dispiaciuto, ma se guardo la sua immagine e quel sorriso che credo tanta parte abbia avuto nella sua opera, non posso che ringraziarlo con l’unico rammarico di non avergli mai stretto personalmente la mano.

Però è come l’avessi fatto ogni volta che ho guardato un suo film.

Grazie ancora, Maestro.

04/09/2013
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