Il grottesco non basta – "Reality"

E Matteo Garrone fece un passo falso. Può capitare a tutti, soprattutto dopo il successo, anche internazionale, di un film come “Gomorra”, quattro anni fa. Con “Reality” Garrone pecca di presunzione, pur mantenendo lo sguardo attento alle vicende umane più anomale.

 

La storia del film ruota intorno al suo protagonista Luciano (Aniello Arena), pescivendolo napoletano, animale da palcoscenico per la famiglia e gli amici, grazie alla sua simpatia. Un giorno, anche per far contenti i figli, fa un provino per il “Grande Fratello” e intravede la possibilità di partecipare al famoso reality show, per riscattare una vita non propriamente agiata, anzi fatta anche di piccole truffe. Il desiderio sempre più irrazionale di partecipare al programma, porterà Luciano a diventare quasi paranoico, facendo allontanare i suoi cari, facendolo decidere di vendere la pescheria, sentendosi continuamente spiato. Una vera e propria ossessione, che non si riparerà mai del tutto, fino alla conclusione della storia, sospesa e onirica.

 

Garrone sceglie un taglio personale e toccando la corda del grottesco, calando la storia e i suoi personaggi, nel contesto napoletano a lui congeniale. Tuttavia dilata il film fin troppo, sbrodola, diventa quasi ossessivo come  il suo protagonista. Una compagnia di interpreti molto naturali, guidati dall’ottimo Arena (attore anomalo, in quanto detenuto a Volterra, con una condanna all’ergastolo), ma è la sceneggiatura che non convince. Quasi che Garrone, a voler far satira a tutti i costi, abbia rappresentato un mondo della tv e dello spettacolo, per come il clichè più degradante, magari anche estero, lo vede. Ma non si capisce più se era voluto, o gli è semplicemente sfuggita la mano. Chissà i francesi che ci hanno visto, per premiarlo a Cannes, con il Gran Premio della Giuria?

 

Un incidente di percorso, insomma… ma si sa: non bastano le migliori intenzioni, per evitare la strada dell’inferno.

19/10/2012
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