Il cavaliere esistente e il suo Partito

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Il PDL è nato ufficialmente lo scorso weekend, non sarà sfuggito a nessuno. “Berlusconi si è incoronato leader”, ha detto qualcuno; “Finalmente un partito nuovo”, ha chiosato qualcun altro; “una difficile coabitazione con Fini”, ha scritto qualcun giornale. Tutte considerazioni vere e al tempo stesso discutibili. Che Berlusconi sia, da sempre, il padre-padrone di ogni sua impresa, metaforica e non, è lampante. In secondo luogo, non sembra molto nuovo, un partito nato dall’accrocchio che governa a destra, esclusa la Lega, dal 1994. Sul tandem con Fini, chissà… magari sono soltanto scaramucce per un’equa spartizione tra Quirinale e Palazzo Chigi, fra quattro anni.
Ma fermiamoci per un istante, forse siamo stati malfidenti con il Cavaliere, abbiamo ancora una volta pensato male, per i precedenti non troppo encomiabili degli ultimi anni. C’è la possibilità che questo evento porti un po’ di democrazia all’interno del Partito, la cui assenza si recriminava spesso guardando a Forza Italia; è possibile che il “duello” con Fini sia reale e salutare: molte dichiarazioni recenti del Presidente della Camera, hanno colpito per il profondo e alto senso istituzionale e l’impronta al dialogo. E’ possibile che la vocazione maggioritaria del PDL spinga a superare, un sistema politico frammentato e sotto il continuo ricatto di partitelli molecolari.
E’ possibile, non per forza probabile.
La politica, soprattutto da noi, è l’arte della mediazione e chi pensa di aver visto già tutto si sbaglia e si dovrà ricredere ancora una volta. Non c’è pericolo di annoiarsi, statene certi.

31/03/2009
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