I mille occhi di Anna

E’ questo il ricordo che personalmente ho di Anna Politkoskaya. Sta nei volti di quei bambini ceceni, immortalati da Christian in un campo profughi dell’Inguscezia e riversati nella nostra gallery: sono lì immobili, fissati per sempre, pronti di nuovo a gridare, con uno sguardo, l’insopprimibile bisogno di beffare l’anonimato.

A me, che Anna non ho avuto la fortuna di incontrare, pare di vederla lì.

Lì affianco alla sua collega Racheva, che ci accompagnò nell’inverno del 2004.

Lì tra la gente a cui Anna aveva cercato di restituire almeno l’onore della verità.

E mi piace così pensare che i suoi occhi non si siano spenti sotto gli spari di 2 anni fa a Mosca, ma siano pronti a riemergere, da quei cappelli pesanti calati giù giù sulla fronte, a riparare dal freddo le teste.

Così che alcune teste, ben riparate, sapranno nuovamente guardare e parlare, incuranti del freddo pungente, che è gelo civile e morale in quella terra martoriata, come in tante altre realtà nostrane che conoscono l’ipotermia della ragione.

Perché, come ci ha ricordato ieri Nando dalla Chiesa, il senso di verità e giustizia avrà una forza sempre superiore ai poteri, perchè figlio dell’intelligenza viva, che non sa sottomettersi, né vendersi.

A noi l’arduo compito di coltivarla quell’intelligenza. Ricordando Anna.

07/10/2008
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