Hitchcock

 

 

 

Poteva intitolarsi “L’ombra di Hitchcock”. Perchè è duplice la natura di questo film biografico, firmato da Sacha Gervasi. Da un lato, la presenza incombente e ingombrante (data la mole) del grande regista britannico Alfred Hitchcock (1899-1980), perennemente dietro una  porta, osservatore e voyeur, aleggiante nell’aria come una sensazione; dall’altra la grande ombra coniugale, e professionale, di Hitch, cioè sua moglie Alma Reville, donna straordinaria e sceneggiatrice, spesso dimenticata, di molti dei suoi film. La pellicola racconta un anno della vita del maestro della suspence, il 1960, quando ormai reduce dal successo di “Intrigo internazionale”, Hitchcock (A. Hopkins) si intestardisce a girare, al punto da produrlo coi suoi soldi di fronte alle ritrosie dei produttori, un film basato su un romanzo di Robert Bloch, “Psycho” appunto. Il romanzo macabro e pieno di temi pruriginosi per l’epoca (omosessualità nascosta, travestitismo, occultamento di cadaveri, violenza splatter), sembra essere troppo spinto, per passare la censura e piacere al pubblico. E invece si rivelerà il più grande successo commerciale della carriera di Hitchcock, ancora oggi parodiato, imitato e omaggiato. 

 

Funzionale la regia, accurata la ricostruzione dell’epoca, il make up del protagonista è mirabile, e un cast di tutto rispetto. Nel ruolo del protagonista, Antonhy Hopkins è magistrale (il doppiaggio del bravo Gigi Proietti, probabilmente, non rende appieno… andrebbe visto in lingua originale), ma anche Helen Mirren, nel ruolo della moglie Alma è notevole. Bravi, a contorno dei due, Danny Houston, Scarlett Johansonn (Janet Leigh), Toni Colette (Vera Miles) e James D’Arcy (un Antony Perkins di somiglianza spaventosa!). Peccato che la sceneggiatura perda qualche colpo in un paio di passaggi: le ossessioni diurne e gli incubi di Hitch, che parla con l’assassino Ed Gein, cui Bloch si ispirò per il suo romanzo; il rapporto, troppo romanzato, tra la moglie del regista e lo scrittore amico. 

 

Resta comunque il ritratto di un uomo magnetico e determinato, con il gusto del macabro e della sorpresa, ma anche fragile, meschino, ossessionato dalle presenze femminili (le famose “bionde alla Hitchcock”) e fortemente condizionato, nel bene e nel male, dal rapporto con la moglie Alma. 

L’ombra di Hitchcock, con la musichetta celeberrima delle sue serie tv, sembra accompagnarci con un sorriso, oltre i titoli di coda.

15/04/2013
Articolo di