Harold e Maude

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Ovvero l’amore che non conosce barriere anagrafiche. Il film di Hal Ashby, del 1971, nella rassegna New Hollywood di questo TFF, è una piccola perla da vedere, se non lo si conosce, da rivedere se lo si ama.

Harold è un ragazzo, figlio di una donna ricca e senza marito, che è un po’ eccentrico: ha la tendenza a inscenare suicidi, cui la madre nemmeno bada più, non ha amici, nè ragazze, è un solitario, lo sguardo un po’ spento.

Maude è una signora ottantenne tutta strana: con una casa piena di oggetti curiosi, la tendenza a “prendere in presto auto non sue”, la guida spericolata, il gusto per le battaglie per i diritti.

Si incrociano a un funerale, dove entrambi si trovano, pur non conoscendo il defunto: è un’abitudine che li accomuna. Da un incontro casuale, scoprono di avere molto in comune. Sono soli, un po’ bizzarri e incompresi: la madre di Harold, in particolare, pensa di “guarire” il figlio, mandandolo in analisi, o facendolo arruolare nell’esercito, o presentandogli ragazze per farlo sposare.

Ma Harold, come Maude del resto, non ne vuole sentire. E con la sua amica ottuagenaria, che potrebbe essere sua nonna, stringe un’amicizia complice e affettuosa, che se non fosse un po’ ridicolo dirlo per i canoni della società, la chiameremmo amore.

Inno alla libertà e all’anticonformismo, commedia tenera e delicata spesso sulle note di Cat Stevens (sua la colonna sonora), con picchi di buffoneria irresistibile (alcuni dei suicidi di Harold, l’inseguimento del poliziotto in moto, la scena onirica, del litigio con lo zio militare senza un braccio…), segna un’altra tappa nell’itinerario di Ashby, regista anomalo che avrebbe stupito ancora tutti, con pellicole come “L’ultima corveé” e “Oltre il giardino”.

Sottovalutato e da riscoprire!

http://www.youtube.com/watch?v=si4Og5145mU

29/11/2013
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