Grillo divide i columnist: scandalo ed entusiasmo sui giornali inglesi

Immaginabilmente, i commenti della stampa inglese alle elezioni italiane si concentrano sui risultati stupefacenti del M5S. Un’Italia ingovernabile, ormai, non è più una notizia. Un movimento di pulizia parlamentare partito dal basso che sfonda il 25% a tre anni e mezzo di vita, specialmente mentre istanze simili si sollevano (con pacatezza britannica) in Inghilterra, invece, interessa molto.

 

Il Movimento 5 Stelle divide seccamente i columnist. Dalle pagine di Economist e Financial Times arriva un prevedibile grido di allarme per il risultato sui mercati. Il primo entra a gamba tesa su i “buffoni” a cui gli italiani hanno consegnato il destino dell’Italia e dell’Europa. Nell’articolo intitolato Send in the clowns, uscito oggi, ci si stupisce della bassa percentuale di voti arrivata a Monti, nonostante il disperato bisogno di riforme del Paese. Se l’Italia insisterà nel supportare un movimento privo di un’agenda di riforme economiche importanti, si legge, è destinata a finire come il Giappone, paralizzato politicamente ed economicamente negli utlimi 20 anni. Sia Grillo che Berlusconi avevano ragione su un punto: Grillo sulla lotta alla corruzione, Berlusconi sul fatto che l’austerity non basta. Si deve fare di più: “Se gli italiani continuano a respingere le riforme, la realtà finirà per raggiungerli”.

 

Entusiasmo ed emulazione, invece, dalle opinioni dell’Independent: Andreas Whittham Smith, promotore in prima persona di un movimento politico, Democracy 2015, si dice “delighted” (vagamente traducibile come “compiaciuto”, con una sfumatura di gioia in più) dal risultato delle elezioni. Mentre i burocrati e governanti dell’Europa tutta temono un vero movimento di rottura, preferendo un’Italia obbediente che segua le indicazioni e tiri la cinghia fino a tempi migliori, Grillo ha posto una condizione imprescindibile in cima all’agenda: avere dei politici, e a noi suona ironicamente familiare, con “le mani pulite”. Viva l’aver cacciato un terzo del parlamento a casa, e averlo sostituito con politici nuovi, onesti, impermeabili ai compromessi. E si augura che lo stesso avvenga in Gran Bretagna, in mano ai lobbysti, recentemente toccata da alcuni scandali sulle spese dei parlamentari.

 

Il Guardian si limita a tradurre un articolo di Wu Ming senza commentarlo – implicitamente, condividendolo. Lo si può leggere sul blog di Internazionale. La tesi è che Grillo, con le sue rivendicazioni prese a buffet da movimenti sociali, sostenibilità e generica celebrazione dell’onestà, non costituisca un’alternativa credibile. A differenza dei vari movimenti di protesta contemporanei (Occupy, primavere, Puerta del Sol), non ci sarebbe la capacità di sostituirsi efficacemente ai “loro” combattuti dai grillini. E il collettivo sottolinea un dato raramente ricordato: Grillo è un multimilionario – sarebbe stato rigettato come leader da qualunque dei movimenti citati sopra. Insomma, i grillini, per funzionare, dovrebbero liberarsi di Grillo.

01/03/2013
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