Gaza ad un anno dall'operazione Piombo Fuso

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E’ passato solo un anno. Eppure questa è una vicenda che sembra essere stata abbandonata nel cassetto dei ricordi lontani, quelli impolverati, ormai incapaci di  scuotere le coscienze. Almeno per i grandi mezzi di comunicazione. Il 18 gennaio 2009, terminava l’assedio nella Striscia di Gaza. Operazione Piombo Fuso, questo il nome dell’azione, portata avanti da Israele per neutralizzare Hamas, dal 2001 al controllo della Striscia.

Una guerra, a tutti gli effetti. E come per ogni conflitto si sono contate le vittime: 1320 morti palestinesi, di cui 189 bambine e 13 le vittime tra gli israeliani.

Rimangono indelebili le immagini di quei giorni: i lampi che illuminanavano a giorno le notti di  Gaza, conseguenza diretta dell’utilizzo da parte dell’esercito israeliano del fosforo bianco; il pianto delle madri che hanno dovuto seppellire i propri figli; la distruzione e la desolazione di un paesaggio dilaniato da 20 giorni di attacchi senza precedenti.

Questo rimane nella memoria, mentre la quotidianità trascorre indifferente a Gaza. Questi due popoli in conflitto riescono a guadagnarsi poche righe sulle colonne dei giornali,  solo in occasione degli attacchi di Hamas in territorio israelino. Una notizia che, purtroppo, non è una novità.

A riflettori spenti,  la routine, è rappresentata dall’azione dei coloni israeliani, che stanno piano piano erodendo il territorio della West Bank. Anche questa azione non è una novità e nemmeno una notizia raccontata dai media. A Gaza, tutto rimane inalterato: non vi è un’alternativa politica al dominio di Hamas, con tutto ciò che ne consegue.

La soluzione del conflitto israelo-palestinese può trovarsi esclusivamente nella politica. I grandi del mondo si sono più volte espressi  in favore della risoluzione effettiva delle controversie, senza però far seguire ai buoni propositi azioni concrete.

Uno stallo che favorisce lo scontro, genera morte, incrementa l’odio.

 



23/01/2010
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