Feltri: da direttore ad onorevole?


L’informazione è, per sua natura, parziale. Nella stragrande maggioranza dei casi, soprattutto quando si affrontano tematiche legate alla politica, non esiste la verità, ma il taglio che ad essa si decide di dare. Nessun giornalista può definirsi imparziale.


Ma tra la lettura dei fatti e ciò che è riuscito a mettere in piedi Vittorio Feltri nella sua scalata ai giornali di destra, si apre un abisso. Feltri usa il giornalismo come arma per stordire gli avversari del capo. Il Giornale, da lui diretto – di proprietà di Paolo Berlusconi – si è distinto per aver spacciato come vere notizie che poi si sono rivelate falsità, invenzioni, menzogne artatamente “fabbricate” per nuocere agli oppositori del Governo.

Ricordate la campagna diffamatoria contro il direttore dell’Avvenire Dino Boffo, colpevole di aver sottolineato l’incompatibilità del premier alla condotta cattolica per il suo amore spassionato per escort dal futuro ministeriale? In uno degli editoriali, il direttorissimo era riuscito ad affermare che il direttore dell’Avvenire fosse: “noto omosessuale già attenzionato dalla Polizia di Stato per questo genere di frequentazioni”. Notizia spacciata per un documento ufficiale della procura di Terni. Tutto falso, naturalmente. Dimenticando di essere in Italia e non nella tanto odiata Cuba a caccia di omosessuali, Feltri era stato in grado di spacciare l’assurdo per vero. Non solo. E’ riuscito a portare Dino Boffo a rassegnare le dimissioni dalla direzione del giornale cattolico. Ecco il giornalismo made in Feltri: prime pagine dedicate ossessivamente all’avversario di turno, dossier (falsi) spacciati come scoop e la deontologia professionale calpestata ad ogni passo, dall’ufficio della redazione all’ospitata nei talk show.

Vittorio Feltri non si è certo fermato ad un umile collega. Ha fatto ben di più. Il “trattamento Boffo” è stato concesso, come tutti sapete, a GianFranco Fini, presidente della Camera e cofondatore del Pdl, fulminato sulla Via di Damasco da una chiamata di legalità(?). La Casa di Montecarlo, la cucina di Montecarlo, la società offshore con sede nella Repubblica di Santa Lucia proprietaria dell’immobile riconducibile al cognato. Verità o patacche? Ciò che importa non è questa “sottile” differenza, ma le ragioni che scatenano l’attacco al “Boffo” di turno. Chi osa turbare la quiete governativa è perseguibile a mezzo stampa. Non ancora una legge, ma già una conseutudine. Tutto ciò non è deontologicamente accettabile. E pure l’ordine se n’è accorto. Oggi Vittorio Feltri non è più al vertice de “il Giornale” – alla direzione c’è da poco Sallusti – ma alla direzione editoriale. Un avvicendamento programmato, dicono dal quotidiano milanese. Strana coincidenza, verrebbe da dire.


L’Ordine Nazionale dei Giornalisti, dopo la sospensione decretata da quello lombardo proprio per il caso Boffo, sta discutendo in questi giorni la posizione della raffinata penna bergamasca. Se il caso Tulliani dovesse rivelarsi l’ennesima notizia inventata, Feltri rischierebbe la radiazione dall’Albo. Nessun problema per lui, avrebbe comunque spazio per scrivere. Quotidiani come Libero e Il Giornale non badano a queste “sottigliezze”. Renato Farina – alias fonte Betulla – radiato dall’Ordine dei Giornalisti per aver collaborato con i servizi segreti, occupa (illecitamente) con i suoi scritti le colonne del quotidiano di Feltri.


C’è un altro elemento da non sottovalutare e riguarda la deviata meritocrazia di stampo Pdl: oggi Renato Farina è senatore della Repubblica. Visti i precedenti, verrebbe quasi da fare un appello all’Ordine dei Giornalisti: non radiate Feltri!. Considerarlo giornalista è  difficile. Onorevole sarebbe impossibile.

29/09/2010
Articolo di