In Europa vincerà l’euroscetticismo?

Il sentimento degli euroscettici ci farà tornare al medioevo?

 

Tra poco più di un mese l’Unione Europea andrà alle urne. Il Partito Socialista Europeo e il Partito Popolare sono molto vicini nei sondaggi. Continua inoltre a crescere di consenso elettorale tra i partiti euroscettici. Ne avevamo scritto proprio nel 2009. Sebbene l’antieuropeismo sembri un fenomeno in continua ascesa, tutt’altra cosa è spiegarlo senza troppe semplificazioni. All’interno di questo solco convivono movimenti diversi tra loro.

 

Gli euroscettici in Ucraina e Ungheria.

il partito ungherese jobbik

In Ungheria si sono appena tenute le elezioni e, a fianco di una vittoria di Orban, premier uscente, si sta affermando con forza Jobbik, “Il caso più eclatante tra i movimenti di estrema destra nell’est Europa”. Dopo aver preso il 16,7% dei consensi nel 2010, a questa tornata elettorale hanno superato il 20%. Jobbik nasce nel 2002 e si caratterizza per il suo marcato euroscetticismo e per l’antisemitismo di alcuni suoi parlamentari. Nel 2012 Marton Gyoengyoesi aveva proposto di censire gli ebrei ungheresi, perché considerati pericolo nazionale.

 

 alcuni militanti di svodoba

Diversa è la situazione in Ucraina, dove convivono due destre che hanno partecipato alle proteste di piazza Maidan. Svodoba è la più moderata delle due. È un partito aperto all’ingresso dell’Ucraina nell’Ue ma, d’altro canto, il suo leader ha manifestato posizioni antisemite e xenofobe. Pravy Sector (Settore Destro) è un partito euroscettico, che affonda le sue radici nella resistenza all’Unione Sovietica capitanata da Stepan Bandera e appoggiata dalla Germania Nazista. Pravy Sector però rifiuta l’etichetta di partito xenofobo e antisemita.

 

Euroscettici = fascisti?

Il nazionalismo dei partiti euroscettici non è, quindi, facilmente etichettabile. Bollarli tutti come fascisti è un’operazione troppo semplicistica. è interessante però sottolineare come l’antieuropeismo sia forte anche tra chi partecipa al gioco istituzionale. È il caso di Alleanza Europea per la Libertà, guidata da Marine Le Pen. Questo partito non rifiuta l’UE, partecipa alle elezioni, ma vuole destrutturare le basi dell’UE dall’interno e attraverso strumenti istituzionali. Il più interessante in questo senso è il “referendum che chiami i cittadini a pronunciarsi sulle decisioni rilevanti prese a Bruxelles”, compresi i possibili nuovi ingressi nell’Unione Europea.

14/04/2014
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