Etica pubblica, non solo guardie & ladri


Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo.”

Paolo Borsellino pronunciava queste parole, ormai, oltre vent’anni fa. A considerare gli eventi dell’ultima settimana, nella provincia di Torino, non si riesce, amaramente, a dargli torto. Nella maxi operazione “Minotauro”, che ha portato all’arresto di 150 persone, in relazione a fatti di mafia, continuano ad emergere strascichi molto pericolosi e ambigui: relazioni non ancora chiarite con la politica locale. Si ipotizza addirittura, in qualche caso, il reato di voto di scambio mafioso, art. 416ter del codice penale. In altre situazioni, escono fuori i nomi di alcuni politici del territorio, intercettati a parlare al telefono con presunti ‘ndranghetisti o a intrattenere con loro, amichevoli relazioni, da alcuni decenni. Forse c’è anche qualche collegamento, con la vicenda della corruzione nella Sanità piemontese, di qualche settimana fa, che ha portato alle dimissioni dell’assessore Ferrero (oltre che ai suoi arresti domiciliari, nella giornata di ieri), dopo vari arresti, compresi membri del suo staff.

Il tutto nel nordico e ricco Piemonte, alla faccia di chi minimizza le infiltrazioni mafiose sopra il Rubicone.

Ovviamente tutti sono cascati dal pero, affrettandosi a pronunciarsi innocenti ed estranei alle vicende, tramite la stampa locale e nazionale. In qualche caso, leader romani dei partiti hanno preso pubblicamente le difese dei soggetti in questione, pronti a mettere la mano sul fuoco preventivamente, certi di non fare la fine di Muzio Scevola.

Ora, è bene chiarire un punto. L’indagine è in corso, le informazioni arrivano a singhiozzo dai giornali, che stanno spulciando le 2500 (!) pagine dell’ordinanza, inutile e dannoso sarebbe cominciare processi, peggio ancora se mediatici, in anticipo sulla magistratura. Abbiamo sempre pensato che la presunzione di innocenza, sia un principio garantista da rispettare e ricordare.

Tuttavia.

Tuttavia, come sempre quando si parla di politica, le responsabilità non si misurano solo sul piano della giustizia penale. C’è un piano etico, che troppo spesso di dimentica. La politica non può fare finta di nulla. Di certo non possiamo farlo noi.

Due mesi fa eravamo contrari, e cercammo di manifestare tutto il nostro disappunto e la nostra pressione, per impedire che Giusi La Ganga venisse candidato alle elezioni amministrative, nella nostra città.

Oggi non possiamo tacere.

Chi fa politica da decenni (ma anche l’ultimo arrivato!), a livello locale o nazionale, non può avere ombre su stesso, frequentazioni equivoche, rapporti sospetti. E qui stiamo parlando di mafia!

Perchè, altrimenti, i casi sono due: o è in malafede, o è incompetente.

In entrambe le possibilità, dovrebbe andare a fare altro!

Le segreterie dei partiti devono fare pulizia, al loro interno, non stracciarsi le vesti, mentre la Commissione Parlamentare Antimafia segnala 45 eletti sospetti, alle elezioni amministrative del 2010.

Non è accettabile!

Come la nostra Costituzione è e resta antifascista, così la politica dovrebbe essere anti-mafiosa. E non solo a parole, ma nei fatti.

Forse questi signori dovrebbe dimettersi immediatamente e non perdere altro tempo.

Nuovamente, non c’entra il giudizio penale. C’entrano il rispetto, il decoro, la dignità e la decenza.

Perchè non omne quod licet honestum est.

Punto e basta.


16/06/2011
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