Etica e mercato: esperimenti comportamentali

 

La psicologia sociale ha spesso sviluppato esperimenti al limite dell’eticità, spingendo gli individui a compiere azioni apparentemente indesiderabili dal punto di vista sociale, ma che conducono a comportamenti spiacevoli prevalentemente in base al contesto.

 

Uno di questi, il più noto, fu condotto da Milgram: attraverso la riproduzione fittizia del rapporto maestro-allievo, in presenta di un’autorità superiore (lo sperimentatore), Milgram vide che i partecipanti all’esperimento nel ruolo di maestri giunsero ad infliggere scosse elettriche tra i 370 ed i 450v in più della metà dei casi presentati. È vero che l’allievo, in realtà un complice dello sperimentatore, fingeva di provare dolore ma non riceveva le scosse realmente. È vero che i partecipanti somministravano le scosse perché così gli veniva detto di fare da parte dell’autorità, e solo in caso di errore dell’allievo. Ma è anche vero che molti di questi partecipanti hanno dovuto convivere per il resto della vita con un’amara consapevolezza, ovvero quella di essere stati capaci di infliggere dolore fisico ad un individuo, seppur sotto l’influsso di un’autorità.

 

Non lontano fu l’esperimento di Zimbardo, che ci ricorda la trama del recente film “L’Onda”. Egli suddivise i partecipanti in guardie e detenuti ricreando l’habitat di un carcere, ma dopo soli due giorni la situazione gli sfuggì di mano: le guardie avevano iniziato a praticare atti violenti per generare sottomissione nei detenuti, i quali a loro volta avevano tentato la fuga ed iniziato alleanze strategiche interne. Anche in questo caso gli individui non dovevano essere usciti da tale esperimento con coscienza ed emotività molto tranquille.

 

Reazioni sconvolte dei partecipanti ad un esperimento si mostrano anche in un test più recente, in altro ambito: questa volta l’esperimento è stato condotto dall’economista Falk e colleghi per provare che in condizioni di mercato diminuisce il senso etico degli individui. Falk, economista convinto che non spetti soltanto ai filosofi il compito di analizzare gli aspetti etici e morali che intercorrono nelle relazioni di mercato, ha cercato di valutare fino a che punto l’individuo sia in grado di spingersi a mettere da parte l’etica per denaro. L’ipotesi era la seguente: riproducendo con dei computer un sistema venditore-compratore simile al mercato azionario, la situazione avrebbe agito da attenuante al fattore morale. La scelta proposta era semplice: l’individuo doveva scegliere se ottenere dieci dollari e far uccidere un topolino, oppure farlo vivere e non guadagnare denaro. Mediante un complesso sistema al ribasso, il guadagno poteva calare, ma l’altro lato dell’ipotesi era sempre la morte del topolino. In situazione di mercato il 75% degli individui ha scelto di uccidere il topolino, in alcuni casi anche soltanto per quattro o sei miseri dollari. Diversa situazione riguardava naturalmente i partecipanti vegetariani, che accettavano in numero minore lo scambio tra denaro e vita di un essere vivente.

Come dicevo, molti dei partecipanti, una volta concluso l’esperimento, erano infuriati o parzialmente shockati, un po’ per se stessi, un po’ con gli sperimentatori.

 

Non sappiamo fino a che punto si possa dire che Falk abbia riprodotto una vera e propria situazione di mercato, ma certo è che l’esperimento segnala il rischio che si corre nella depersonalizzazione creata dall’interferenza con un monitor e con il denaro.

La ricerca, insomma, pare dimostrare almeno un elemento: l’individuo è in grado di mettere da parte l’etica se si tratta di un contesto che lo spinge a farlo. Questo, però, lo avevano già dimostrato Milgram e Zimbardo, tra gli altri. Il punto è se il contesto economico sia quello determinante per compiere tali scelte, e speriamo che nuovi studi possano portare a soluzioni ancor più certe.

27/06/2013
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