Entra in vigore il nuovo codice antimafia

 

 

Oggi, giovedì 13 ottobre 2011, entra in vigore il cosiddetto “codice antimafia”. Approvato durante le vacanze estive, questo testo, che raccoglie e armonizza le disposizioni antimafia vigenti, ha da subito innescato molte polemiche. A conferma dei dubbi espressi allora, sono giunte diverse voci critiche nel corso della due giorni di formazione, “Mafie al nord”, svoltasi Torino presso la Fabbrica delle E tra il 7 e l’8 ottobre.

In primo luogo, ci si è soffermati spesso sulla persuasione occulta dovuta all’uso di “etichette”. L’etichetta, in questo caso, è proprio “codice antimafia”, espressione che rimanda ad un significato preciso, utilizzata in questo caso per rappresentare qualcosa di lontano dalle aspettative. Libera, insieme alle associazioni e alle istituzioni che operano sul terreno dell’antimafia, attendevano da tempo l’adozione di un codice, ovvero di uno strumento che rendesse più agevole ed efficace l’azione di contrasto alla criminalità organizzata di stampo mafioso nei diversi settori dell’economia e della politica (si vedano i manifesti di Contromafie 2006 e 2009). Tale strumento, tuttavia, si auspicava fosse il frutto del graduale lavoro svolto dalla Commissione di studio appositamente nominata dal Consiglio dei Ministri nel 1998, e in continuità rispetto al “pacchetto” introdotto nel 1991, quando nacquero la DNA e la DIA. Un codice che, in fondo, fosse specchio del dettame costituzionale, “primo vero testo antimafia” (don Ciotti).

Così non è stato. Il codice da oggi vigente non rispetta le attese e le priorità suggerite da chi opera nel settore. Ne consegue l’avvio di un processo “regressivo”, che depotenzia di fatto gli strumenti attualmente disponibili attraverso la legislazione antimafia.

In primo luogo, ciò è dovuto al mancato adeguamento della legislazione italiana in materia agli indirizzi europei ed internazionali. La Convenzione penale e civile di Strasburgo del 1999, per esempio, siglata e ma non ancora ratificata, impone all’Italia l’adozione di misure più stringenti in materia di contrasto alla corruzione. La corruzione, che è la vera frontiera di una moderna strategia antimafia, poiché rappresenta il terreno su cui l’illegalità maggiormente prolifera e si consolida.

In materia di confisca dei beni, Libera segnala forti perplessità sulle possibilità di restituzione e vendita dei beni confiscati e sulla perdita di efficacia del provvedimento di confisca, nel caso in cui la Corte d’appello non si pronunci entro un anno e sei mesi dal deposito del ricorso. Rispetto alla possibilità di restituzione dei beni (assegnati per scopi istituzionali) la cui confisca venga revocata, appare eccessivo – a maggior ragione se si considera la sempre maggiore scarsità di risorse a disposizione degli enti locali – che ciò avvenga mediante il versamento di una quota del valore equivalente da parte del Comune assegnatario. Altro punto delicato concerne la destinazione delle aziende confiscate, la cui disciplina andrebbe migliorata in modo da evitare che tali aziende falliscano o cessino l’attività prima del loro riutilizzo. Carenze vengono segnalate anche in ordine alle deboli misure su antiriciclaggio e tracciabilità dei flussi finanziari, sul rafforzamento delle intercettazioni telefoniche e ambientali (anzi minacciato dalla riproposizione del ddl “bavaglio”), sulla mancata revisione dell’art. 41ter c.p. concernente la corruzione elettorale, attualmente inapplicabile, e sul problema delle ipoteche bancarie, che bloccano il riutilizzo sociale di circa il 50% dei beni confiscati.

Tra le indicazioni suggerite, vi è l’abolizione delle discriminazioni subìte dai familiari delle vittime innocenti, l’applicazione della legge che prevede l’obbligo di denuncia da parte di chi è vittima di usura e racket promuovendo incentivi antiracket e antiusura, l’introduzione dei delitti contro l’ambiente, la discussione della “questione educativa” come strumento di contrasto.

L’auspicio che è emerso in questi giorni di formazione è che presto venga adottato uno strumento legislativo che colmi le lacune presenti in questo codice delle leggi antimafia.

13/10/2011
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