Dogman

In una periferia romana grigia e degradata come l’umanità che la abita, vive Marcello (M. Fonte) timido e gentile, che ha un negozio di toelettatura dei cani, che ama a dismisura. Ha una figlia piccola, che adora, ed è separato dalla moglie. Nel suo quartiere frequenta la sala giochi di zona, tra la sua attività e un Compro Oro. E’ amico di Simone (E. Pesce), ex pugile, attaccabrighe e violento, consumatore di cocaina e ladruncolo per pagarsi i suoi vizi. Il loro è un rapporto ambiguo, all’insegna della sottomissione di Marcello, che all’amico perdona tutto, rendendosi suo complice in più di un’occasione. Per contro, Simone sfrutta la sua posizione dominante, costringendo Marcello ad azioni contro la sua volontà, finchè l’uomo mite esplode.

Matteo Garrone (“Gomorra”, “Reality”) si ispira a un fatto di cronaca macabro di trenta anni fa, che passò alla storia come il delitto del Canaro della Magliana. Lo fa a modo suo, ambientando la storia ai giorni nostri, reinventandola con lucidità, giocando sul binomio vittima-carnefice, che può ribaltare i ruoli. Splendida fotografia che esalta il contesto livido e piovoso della vicenda e ottima direzione degli attori: in particolare il Marcello di Fonte assume lo sguardo sempre più allucinato di chi, per difendere la propria dignità, medita vendetta.

Disturba e inquieta, comunque da vedere. In concorso al Festival di Cannes.

18/05/2018
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