Perché dare credito alle associazioni

 

 

 

Banca Etica ha espresso di recente alcune perplessità su Basilea 3, le nuove norme europee che regoleranno l’accesso al credito, rendendolo particolarmente più faticoso per associazioni, fondazioni, enti non profit. Il Terzo Settore, infatti, non gode di grande fama dal punto di vista dell’affidabilità: il rischio associato, per legge, al finanziamento di un’associazione è pari a quello di una grande azienza senza rating.

 

Una relazione presentata dalla banca nei mesi scorsi alla Commissione Finanze dimostra, di fatto, l’opposto. I tassi di decadimento – che sono indice della probabilità che un ente renda o meno i prestiti che ha ricevuto – del settore non profit sono decisamente inferiori a quelli delle normali società. E si mantengono tali anche in periodo di crisi. Mentre, nel 2009 e 2010, questo indicatore era quasi duplicato, rispetto al 2008, per le aziende, il Terzo settore si è mantenuto stabile, come se Lehmann Brothers fosse ancora in vita.

 

Anche dal punto di vista dei finanziatori, la situazione è più rilassante. Banca Etica si basa interamente sul Terzo Settore, e le sue sofferenze sono molto inferiori rispetto al sistema bancario italiano. Sicuramente, questo è dovuto all’assenza di attività speculative, che risentono naturalmente dei mercati. Ancorarsi all’economia reale, partendo dal presupposto che l’accesso al credito sia un diritto e che si debbano prestare soldi a chi usa per fare delle cose, ha dato risultati a prova di crisi.

 

Il Terzo Settore riguarda una fetta importante dell’Italia. Vale fra il 3% e il 5% del Pil. Impiega oltre 600mila addetti e tre milioni di volontari. Circa 10 milioni di italiani sono associati più di 235mila organizzazioni. Economicamente, pesa per lo 0,6% del mercato creditizio. Oltre a Banca Etica, altre banche hanno sviluppato iniziative rivolte a questo mercato. Secondo un’indagine ABI (Associazione Bancaria Italiana), il 9% delle banche offre servizi per il risparmio, il 6,6% per il credito e il 4,9% per i servizi di pagamento. Escludendo le famiglie, è il settore che è cresciuto di più.

 

Per migliorare l’accesso al credito per il non profit, Banca Etica propone l’estensione di una proposta, attualmente al vaglio, per correggere il fattore di rischio legato alle Pmi (Piccole Medie Imprese) anche alle non profit. Si tratta del Pmi supporting factor, un fattore correttivo pari al 76,19%, che diminuirebbe il rischio associato. La proposta sulle Pmi è stata firmata dai rappresentanti di tutte le imprese italiane, ed è ora in mano ai commissari europeri Michel Barnier e Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea, responsabile per Industria ed Imprenditoria. La risposta sulle Pmi arriverà entro il 1 settembre. Sul terzo settore, per ora, regna il silenzio.

28/06/2012
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