Con Gusto e Solidarietà



La settimana scorsa si è conclusa l’edizione 2010 del Salone del Gusto di Torino. Le somme tirate alla fine dicono che questo è stato il Salone dei record: dai 180 000 visitatori del 2008  si è arrivati quest’anno agli oltre 200 000. Tra questi il 30% erano stranieri. Rispetto al 2008 poi si sono venduti più libri: un dato che rivela una mutazione culturale in atto nel pubblico del Salone; mentre sul fronte espositori i 620 della scorsa edizione sono diventati 910 nonostante la crisi economica e i tagli.

All’interno del Salone l’Universita? delle Scienze Gastronomiche ha organizzato dei laboratori dal titolo “Dire, fare, mangiare [con la mente e con le mani]“. Il tema portante era quello dell’alternativa nel campo delle scelte ordinarie di consumo, attraverso la discussione, la pratica e l’atto di gusto. Uno di questi laboratori prendeva il nome di “Acmos: incontri tra territori sensibili“. Presenti all’incontro erano Ruben Nasi, responsabile di Dai e Diego Montemagno, responsabile di Casa Acmos. A loro veniva chiesto di raccontare  la vita in comunità come una scelta in controtendenza e la relativa educazione alla scelta. Scelta da consumatori attenti e socialmente responsabili. Con una breve chiacchierata Montemagno ci ha spiegato la presenza di Acmos al Salone del Gusto. “Abbiamo raccontato la nostra esperienza in quanto comunità e le nostre forme di dialogo col territorio. Ovviamente al Salone del Gusto abbiamo parlato del dialogo che avviene tramite gli acquisti di tutti i giorni. Per esempio la spesa“. Il responsabile di Casa Acmos ci ha spiegato che l’uditorio sembrava particolarmente interessato a comprendere come funzionasse una comunità fin dalle sue basi: l’alimentazione e le sue fonti concrete. “Casa Acmos fa la spesa tutti i giorni, ma solo per le piccole cose, le cose di necessità immediata e imprevista: d’altronde quando si vive in tanti…” le necessità possono essere le più diverse aggiungiamo noi. Quello che la gente non sa è forse come una comunità fa la spesa ordinaria, insomma come riempe la dispensa il fine settimana. “Ci sono metodi di consumo consapevoli, solidali e a costo pressochè nullo” dice Montemagno. “Tramite un semplice accordo con Coop riusciamo a centrare due obiettivi utili: nei fine settimana i volontari di Casa Acmos passano, col furgone del Gruppo Abele, alla Coop di via Livorno. Li caricano i prodotti che andrebbero in scadenza entro il fine settimana o poco dopo, alimentari che non si possono lasciare sui banchi dei supermercati apposta perchè il pubblico non può correre il rischio di comprare prodotti scaduti o in scadenza. Una volta caricato il furgone si fa il giro di distribuzione presso tutte le comunità di Acmos”. Che vuol dire allora che riuscite a centrare due obiettivi? “Semplice: innanzitutto cosi facendo evitiamo alla Coop le spese di smaltimento di prodotti che entro breve diventerebbero invendibili e che noi, visti i numeri ampi di persone che vivono in comunità, riusciamo a consumare in tempo; e poi raggiungiamo anche l’obiettivo soddisfazione della fame ” E la Coop riesce a soddisfare tutte le vostre necessità alimentari? “Non solo la Coop. Altre fonti per il nostro frigo sono la Dispensa sociale del Social Club e il Banco Alimentare“. E come funziona con loro, insomma la Coop vi da prodotti di cui altrimenti dovrebbe sostenere lo smaltimento, come funziona l’accordo col Social Club e col Banco Alimentare? Montemagno dice che anche qui in fin dei conti è semplice: “Volontariato.Scegliamo di prestare delle ore di volontariato e queste associazioni ci ringraziano con gli esuberi -che sono sempre molti – delle raccolte. Per esempio, i giovani di Casa Acmos partecipano alle raccolte che il Banco organizza, le Collette alimentari. Ritiriamo e ridistribuiamo il cibo a chi ne necessita” Quindi pane per solidarietà? Montemagno risponde: “io direi di più pane e solidarietà”.

03/11/2010
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