Chi paga?



Due atomi sparati l’uno contro l’altro, un impatto, due risultati: energia elettrica, accumulabile e utilizzabile, e i rimasugli degli atomi stessi. Il principio dell’energia nucleare è semplice, quanto il sistema di dibattiti, eventi tragici e pregiudizi legati ad essa è complesso. Dalla nuvola di scienza e opinioni che avvolge la questione nucleare, si possono distillare le seguenti questioni:


Costi.

Una centrale nucleare necessita di un investimento iniziale molto consistente, che viene ammortizzato in 30-40 anni di attività. Un privato che decidesse di finanziarla non sarebbe sicuramente clemente con le bollette dei suoi abbonati. Se invece fosse lo Stato – attualmente sembra impossibile un progetto nucleare senza partecipazione statale – i costi ricadrebbero sulle tasse, e quindi, di nuovo sui cittadini. In più vanno aggiunti: i costi di estrazione dell’uranio e di smaltimento delle scorie.

Bisogna considerare due variabili ulteriori. Il rapporto fra la quantità di uranio (o isotopi vari) e l’energia prodotta è decisamente più vantaggioso rispetto alle centrali a combustibili fossili. In più il confronto con le energie rinnovabili è viziato dalla mole di incentivi -statali ed europei – che ne abbassano notevolmente il costo. Dunque, sul costo del nucleare, la domanda giusta non è: quanto? ma: a chi?


Impatto ambientale.

“Smaltimento”  delle scorie non è la parola esatta. Sembra un sobrio snellimento di un gran mucchio di roba ingombrante. Si parla invece di stoccaggio: mettere la roba ingombrante in luoghi dove non dovrebbe nuocere a nessuno, e lasciarla a perdere radioattività per migliaia di anni. Non esiste un modo per accelerare il processo. D’altra parte, la ricerca in materia non viene sostenuta. In un intervento del 2008, il premio Nobel per la Fisica Carlo Rubbia parlava di un progetto dell’ENEA, nell’ambito del quale si era trovato un modo per bruciare le scorie nucleari e renderle inoffensive – progetto a cui sono stati tolti i finanziamenti, spingendo il ricercatore a migrare in Spagna.


Sicurezza.

Non siamo più nel 1986. Per fortuna. L’incidente di Chernobyl è stato tanto tragico quanto irripetibile. E’ ormai certo che si sia trattato di un errore umano, e le tecnologie sviluppate in seguito tendono a standard di sicurezza rigidissimi. Vediamo in questi giorni come i carburanti fossili non siano particolarmente affidabili, eppure ce ne serviamo da secoli. Il vero problema, semmai, possono essere le emissioni durante l’attività quotidiana della centrale. Elementi radioattivi si spargono dai reattori, aggiungendosi alla radioattività presente in natura. Alcuni studi hanno rilevato un aumento di malattie gravi, come la leucemia, nei luoghi che circondano le centrali.


Uso politico.

Innanzitutto quello militare. Il passaggio da produrre energia a produrre bombe è breve ed elegante. E’ compito della diplomazia internazionale bilanciare gli equilibri. Possibilmente in maniera più efficace di quanto si faccia col traffico di armi da fuoco.

Si sottolineava come il costo al cittadino dipenda molto da scelte politiche. Gli Stati e l’Unione Europea dovrebbero valutare attentamente il fabbisogno di energia (sempre crescente, insieme alla diffusione del benessere) e assegnare responsabilmente ad ogni fonte energetica un ruolo nella sua soddisfazione. Le fonti rinnovabili sono molto attraenti, ed è giusto utilizzarle finchè possibile, ma al momento non potrebbero sopportare da sole il peso energetico della civiltà. I combustibili fossili sono destinati all’estinzione. Cosa rimane?


Il deus ex machina dell’intera vicenda, sventolato da sempre sotto i nostri nasi come un miraggio, potrebbe essere la fusione. Niente scorie, molta più energia, ma anche un’apparente impossibilità fisica di realizzazione – le temperature elevatissime fonderebbero qualsiasi reattore, si diceva. Un progetto italiano di nome IGNITOR, per la realizzazione di un prototipo di reattore a fusione, è fermo da anni per mancanza di finanziamenti (oggettivamente imponenti: 226 milioni di euro). Il 26 aprile Silvio Berlusconi ha incontrato Vladimir Putin, per discutere di un’eventuale realizzazione del progetto in Russia.

12/05/2010
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