C’era una volta in America

Sì, lo sappiamo, uscì nel 1984. E allora perchè recensirlo, direte voi? Perchè la scorsa primavera, al festival di Cannes, venne presentata una versione con con 25 minuti in più, rimessa brevemente nelle sale il mese scorso e fino a domenica. Uscirà a dicembre in dvd e blu-ray. Però se vi capita, andate a vederlo in questi ultimi giorni. L’ultimo film di Sergio Leone, sul grande schermo, fa tutto un altro effetto, ancora prime di vedere le scene inedite, che lo fanno lievitare a 4 ore di durata!

Ossessivo, gigantesco, memorabile, violento, nostalgico, onirico… questi ed altri aggettivi non bastano a spiegare la potenza, di uno dei più grandi film della storia del ‘900 e di tutto il cinema. La storia del piccolo gangster Noodles (R. De Niro) e del suo amico Max (J. Woods) si spalma in oltre 40 anni: dai primi anni ’20, dove i due, con gli amici Patsy e Cockeye sono teppisti di strada a New York, in mezzo alla comunità ebraica; passando per il decennio successivo, quando i quattro, ormai adulti, sono criminali dediti al contrabbando, le rapine, gli omicidi; fino al 1968, quando un Noodles anziano riemerge dalle nebbie del passato, per capire che è successo davvero 35 anni prima a Max e i suoi amici.

I 25 minuti aggiunti sono stati sottotitolati e mantenuti nella versione originale, la qualità dell’immagine stride con il resto del film, purtroppo. Ma rendono ancora più armonioso il film, nello spiegare alcuni passaggi meglio: un dialogo di Noodles al cimitero con la direttrice, uno tra il senatore Bailey e Jimmy Conway (Treat Williams), uno tra Noodles e il suo autista e altri ancora.

I figli di Leone, a Cannes, hanno presentato questa versione, insieme a parte del cast, il maggio scorso, con molta commozione. E’ comprensibile: se vi capita, andate a vederlo. Per le scene nuove, certo. E anche per rivedere questo capolavoro e riscoprirne i tratti: l’ambientazione, la complessità della storia, il cast memorabile e la direzione degli attori superba, i dialoghi bellissimi (“Che hai fatto in tutti questi anni, Noodles?” “Sono andato a letto presto”), la colonna sonora di Ennio Morricone, superiore a ogni elogio! E soprattutto Max e Noodles: è una storia, fondamentalmente, di un’amicizia che finisce male; le donne hanno un ruolo marginale, spesso al pari degli oggetti, maltrattate dai maschi. I due protagonisti sono il perno della vicenda: è anche un’elegia romantica del tempo che è andato, ha invecchiato tutti e costringe a vivere di fantasmi e rimorsi. Noodles che fu costretto a fuggire per trent’anni, per riapparire ormai anziano, troverà la sua dignità di uomo solo alla fine, rifiutando di uccidere il senatore Bailey. A lui, che sorride nella scena finale nella fumeria cinese d’oppio, lo spettatore non può che sorridere di rimando, con un po’ di nostalgia e commozione.

09/11/2012
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