“Fare il punto” sulle carceri

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Il Consiglio d’Europa ha pubblicato l’annuale rapporto sulle carceri dei paesi membri. Incrociando tutti i dati per ottenere un coefficiente che determini una classifica, l’Italia è la peggiore. Ultima su 28 paesi dell’Unione. Penultima se la classifica si allarga ai 47 paesi che fanno parte del Consiglio d’Europa: la Serbia ha un tasso di sovraffollamento maggiore.

66.271 detenuti per 44.568 posti. Straniero il 36 % del totale. Il 38,8%  condannato per reati legati alla droga (la media europea è del 17,1%). Le cifre del rapporto fanno riferimento al 2012. Un po’ datate.

Nel frattempo le cose sono cambiate.

Solo domenica scorsa il presidente Napolitano, a San Pietro, ringraziando Papa Francesco per la telefonata fatta a Pannella – appena uscito dalla terapia intensiva del Gemelli il leader radicale aveva ripreso lo sciopero della sete per denunciare la situazione carceraria – ha annunciato che è giunto il momento per “fare il punto” su quanto realizzato finora e quanto ancora sia necessario mettere in pratica per riportare a una soglia di umanità la situazione dei detenuti.

A ottobre 2013 il presidente aveva chiesto alle Camere di occuparsi con urgenza della drammatica situazione delle carceri e degli ospedali psichiatrici giudiziari.

A inizio aprile 2014 Napolitano ha dovuto firmare “con estremo rammarico” il decreto legge di proroga (fino al 2015) sulla chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg).

Però l’emergenza sovraffollamento sta rientrando. Al 31 marzo scorso il ministero della Giustizia contava 60.197 detenuti per una capienza di 48.309 posti. 11.888 esuberi contro i quasi 19.000 di un anno fa.

A confermare i miglioramenti il direttore delle carceri italiane, Giovanni Tamburino (sul quotidiano La Repubblica del 28 aprile scorso ) annunciava che il sovraffollamento è stato “dimezzato ma servono altri spazi”, e che “sotto il profilo dello spazio ce l’abbiamo già fatta” riferendosi alla sentenza Torreggiani (2013) che aveva imposto all’Italia di risarcire sette carcerati che avevano fatto ricorso alla Corte europea per i diritti umani  per aver vissuto in condizioni disumane, al di sotto di 3 metri quadri a persona, con 100 mila euro ciascuno. In occasione della sentenza Strasburgo intimò all’Italia di risolvere il sovraffollamento entro il 28 maggio 2014 (tra un mese) pena il risarcimento di tutti i ricorsi già effettuati – al momento sono 3000 – con una stima prevista tra i 50 e i 100 milioni di euro. All’anno.

Tamburino ha fatto notare i miglioramenti: la legge sulla detenzione domiciliare (14 mila applicazioni dal 2010 con una bassissima percentuale di insuccessi); lo sblocco della legge Gozzini dalla ex Cirielli (che negava in caso di recidiva l’accesso alle misure alternative alla detenzione); il decreto Letta per aumentare l’affidamento in prova ai servizi sociali fino a 4 anni di pena e l’aumento della sconto di pena da 45 a 75 giorni (a semestre) per la liberazione anticipata per buona condotta; la recentissima norma sulla “messa alla prova”.

Ciononostante, molto ancora va fatto. Non solo nei numeri dei posti letto.

Il modo più utile per ricordare la gravità della situazione è raccontarla nella sua cronaca. Nella notte tra il 24 e il 25 aprile, nella casa circondariale di Giarre (Catania) è morto Nicola Sparti. Aveva 34 anni, era cardiopatico e obeso. La notte respirava grazie a un ventilatore polmonare. I medici avevano certificato la sua incompatibilità al carcere. Il 30 aprile il giudice di sorveglianza avrebbe discusso con il suo avvocato il passaggio ai domiciliari. Ma Nicola non è arrivato all’udienza. L’autopsia deve ancora accertare le cause del decesso. Tuttavia, il magistrato aveva dovuto rinviare per due volte la discussione (a gennaio e marzo scorsi) per dare la precedenza a casi più urgenti.

Salvo Fleres, l’ultimo Garante dei diritti dei detenuti della Regione Sicilia – ultimo perchè quell’ufficio non esiste più – ha fatto sapere che nel suo ex ufficio “giacciono inevase oltre mille lettere di carcerati e tra queste non escludo ci sia anche la richiesta d’aiuto del ragazzo morto a Giarre”.

30/04/2014
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