Carceri italiane “Senza dignità”

 

 

di Toni Castellano e Davide Pecorelli

 

207 strutture su tutto il territorio nazionale. 9 mq previsti, per legge, per ogni persona. 45.588 posti per 66.568 persone. Questi alcuni numeri delle carceri italiane.

Il sistema penitenziario nazionale vive in una condizione di “emergenza” dichiarata dal 2010. Una lunga “emergenza”, insomma.
Ma il “sovraffollamento” è solo una delle facce dietro cui stanno molte altre problematiche legate ad una popolazione (quella delle persone detenute, ma anche di chi nelle carceri lavora) i cui diritti sembrano facilmente trascurabili.

La legge “svuota carceri” (2010) e il decreto per il “piano carceri” del ministro Severino non hanno sortito effetti consistenti. Forse perché le uniche soluzioni proposte al sovraffollamento sono orientate in due sensi: ridurre i detenuti o aumentare i posti letto. Mentre sono i concetti di “privazione della libertà” e “rieducazione sociale” che andrebbero rivisti.
Un dato su tutti dovrebbe indicare quanto ‘questo carcere’ non abbia risolto i problemi per cui è stato ideato. Coloro che vi ritornano per recidiva sono il 68,45% di chi viene incarcerato.
Per di più, l’Italia è stata più volte condannata dalla Corte europea dei diritti umani per le condizioni in cui vivono i suoi detenuti. L’ultima lo scorso gennaio.
Ma non è tutto. Sono passati più di 25 anni dall’entrata in vigore della convenzione Onu (1987) contro la tortura. Convenzione che l’Italia ha ratificato, “ma mai applicato”. E ancora oggi, il codice penale italiano non prevede il reato di tortura.

 

In occasione della presentazione del 9° Rapporto sulle condizioni di detenzione in Italia, curato dell’associazione Antigone, avvenuta a Torino, alla Fabbrica delle “e” il 31 gennaio abbiamo intervistato Maria Pia Brunato, garante delle persone private della libertà personale del Comune di Torino, e Claudio Sarzotti, direttore della Rivista Antigone.

01/02/2013
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