Barriera (si è) superata

Di Giulia D’Ottavio e Valentina Ciappina

 

Il cielo è grigio, il buio accorcia le giornate, che sembrano perdere ore. Torino sembra grigia per definizione, ma si è reinventata già da un po’, da fabbrica, ha oggi la pretesa di svilupparsi in meta turistica, contenitore di idee e di importanti iniziative culturali.

Torino, non solo Mole, reliquie egizie, portici e gianduiotti, Torino è anche (e soprattuto) altro. Torino ha voglia di crescere, sperimentarsi e “farsi valere”. Quando il cielo era più azzurro e le giornate ancora lunghe, uno dei suoi quartieri, forse uno dei più caratteristici in termini di storia, mix culturale e capacità di sperimentazione, ha deciso di diventare scenario di novità.

Il bando B-art, arte in barriera, lanciato nel luglio del 2014, dal Comitato Urban Barriera, prevedeva la messa a disposizione di 13 facciate cieche all’artista vincitore. Il bando internazionale era aperto a grafici, designer e architetti per la progettazione di un’opera di arte pubblica. Una giuria composta da architetti, storici dell’arte, graphic designer e art director ha indicato come vincente il progetto “Habitat” di Francesco Camillo Giorgino, pugliese classe ’79.

Al grigio invernale, l’artista, che ora ha completato tutte e 13 le facciate sparse per il quartiere, ha aggiunto il bianco e il nero, un intreccio di persone e palazzi, sotto forma di giganteschi e meravigliosi quadri urbani.

 

Abbiamo intervistato il disponibilissimo Millo, per approfondire la conoscenza di chi ha regalato a Torino un bellissimo motivo per alzare il naso in su.

 

In arte Millo, ma.. che arte? Come è definibile il tuo lavoro?
Ultimamente mi dicono che sono uno street artist e mi piace molto come definizione.

 

Ora sei ufficialmente parte di Torino, che impressione fa concludere un insieme di opere così d’impatto?
E’ stato incredibile lavorare nel quartiere barriera di Milano a Torino, e lo è ancora di più pensarlo adesso a lavoro ultimato. Impiegherò mesi prima di rendermene davvero conto!

 

Per Barriera di Milano il tuo lavoro è sicuramente un ottimo modo per rivitalizzarsi, come sono stati i primi due tour tra le vie del quartiere?
Il progetto Bart Arte in Barriera , è a tutti gli effetti un progetto di riqualificazione ed è stato recepito molto bene sia dagli abitanti del quartiere che dai cittadini di Torino, i tour sono piaciuti moltissimo, e probabilmente se ne organizzeranno di nuovi!

 

Di chi o cosa parlano le tue opere? Come mai la città è un elemento ricorrente?
Il progetto che ho presentato a Torino si intitola Habitat,e si concentra proprio sull’ambiente in cui i miei personaggi fuori scala compiono una serie di azioni, talvolta giocose altre più riflessive.
La città è quasi sempre lo sfondo delle mie opere, non è una città specifica,vuole essere piuttosto tutte le città del mondo,in cui ognuno di noi riesce a riconoscersi.

 

Se potessi scegliere un monumento da disegnare, quale sceglieresti?
Non vorrei mai scegliere un monumento, credo che ci siano spazi sufficienti per noi street artist, per migliorare quello che non va nelle nostre città.

 

Non lavori solo in Italia, qual è il tuo rapporto con l’estero?
Ho lavorato all’estero ed è stata un esperienza molto stimolante,rapportarmi con culture diverse dalla nostra è sempre una bella sfida.

 

Lavori in corso?
Al momento mi godo un po’ di relax, credo di rimettermi in moto in primavera sia in Italia che all’estero.

23/01/2015
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