Banda larga e social media: l'antidoto per il digital divide

 

 

 

 


La città di Torino ha lanciato a inizio febbraio un sondaggio tra i cittadini, che si concluderà a fine marzo, per decidere dove collocare i futuri punti d’accesso alla rete wi-fi. Il progetto rientra in un piano per l’E-gov approvato dalla giunta comunale, che ha come scopo favorire la diffusione degli accessi alla rete e digitalizzazione dei servizi offerti ai cittadini. Ad oggi già in 12 punti della città, soprattutto nell’area centrale, è possibile, attraverso una procedura di iscrizione, che prevede la fornitura delle proprie credenziali, connettersi ad una rete wi-fi. Tuttavia, sul sito del comune è specificato che “dato il carattere al momento sperimentale e comunque gratuito del servizio, non si garantisce alcuna disponibilità di banda, altresì non è garantita la disponibilità del servizio in ogni momento”. La strada verso il wi-fi libero appare quindi ancora lontana. La rete è indicatore di progresso e sviluppo, come insegnano i Paesi del Nord Europa e i luoghi che dovrebbero essere privilegiati sono le zone limitrofe alle università e le aree di snodo, come le stazioni ferroviarie e le metropolitane.

Se passiamo allo scenario nazionale, la situazione appare critica. Per quanto riguarda i dati sulla banda larga, secondo l’ultimo rapporto stilato da Akami, e riportato da Wired, nel secondo trimestre del 2010, l’Italia occupa il 22esimo posto nel mondo, subito dopo la Grecia. Il problema in primo piano è quello del digital divide, ovvero il divario tra chi ha accesso alle nuove tecnologie e chi non ce l’ha. In Italia, una famiglia su 2 non ha un collegamento in rete e appena 1 su 3 possiede Internet a casa in banda larga. Uno studio promosso dalla promosso dalla Commissione Trasporti e telecomunicazioni della Camera ha evidenziato come nonostante li grossi investimenti pubblici per la banda larga (dal 2004 al 2009, circa 1,3 miliardi), questo si è ridotto solo del 5%. Le principali cause di tale stato dell’arte sono individuabili nelle condizioni economiche, nelle infrastrutture e nell’analfabetismo informatico. La soluzioni possibili appaiono quindi l’investire nelle nuove tecnologie, all’interno delle scuole in primo luogo, dove si costruisce il futuro del Paese attraverso le nuove generazioni.

Ma nell’attesa di risorse e cambiamenti dai piani alti qualcosa si può fare. È il caso del Performing MediaLab, una realtà che lavora per portare tecnologia, informazione e cultura attraverso un uso sociale e creativo della rete, utilizzando i nuovi media e dando diversa e innovativa forma ai vecchi, attraverso quel processo che Mc Luhan definisce rimediazione.

08/03/2012
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