Ammalarsi d'amore

“Poveretti, sono malati”. A quanto pare, c’è ancora chi la pensa così, sugli omosessuali. E può vantare un  riconosciuto (per quanto infondato)  supporto scientifico: lo psicologo americano Joseph Nicolosi, intervenuto ad un convegno a Brescia il 22 maggio, sostiene di poter curare l’omosessualità con una “terapia riparativa”. I gay lombardi hanno fatto sentire la propria presenza sul territorio, lasciando alla scienza la confutazione della teoria.


L’omosessualità è stata ritenuta una malattia dal DSM – il manuale diagnostico degli psichiatri – fino al 1992. Il che, tradotto, significa che molti dei terapeuti attivi oggi si sono formati con l’idea che sia una deformazione della sessualità dovuta a problemi nel rapporto con i genitori. La teoria di Nicolosi si basa sullo stesso principio alla base di quella valutazione, fortunatamente nel generale disprezzo del resto della comunità scientifica.


Quella che sembra una semplice aberrazione, coinvolge in realtà importanti sfere della vita pubblica e influenza le idee dei cittadini. L’adozione, per esempio: l’idea che “i bambini abbiano bisogno di un padre e una madre” è tuttora molto diffusa, e basata sempre su spiegazioni archeopsicologiche. Le resistenze verso i matrimoni fra persone dello stesso sesso hanno le radici in questa concezione della coppia.


E’ evidente la divisione del nostro Paese sulla questione: omofobia contro estensione dei diritti. E non è solo questione di laicità: se la Chiesa cattolica – con le recenti esternazioni di monsignor Bertone – guida e legittima la prima posizione, nella direzione opposta si muove il mondo protestante. La Chiesa Luterana Italiana ha decretato, con l’ultimo sinodo tenutosi a maggio, la possibilità di dare la benedizione a coppie di qualsiasi sesso e orientamento. Non è un matrimonio, ma è la cosa più vicina ad esso che si sia ipotizzata in questo Paese. Anche da forze politiche laiche e “progressiste”.

27/05/2010
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