Alta tensione

Nell’ultima giornata del viaggio di formazione, incontriamo due organizzazioni alessandrine: Agorà, che si occupa di progetti culturali, festival, educazione artistica dei bambini in tutta la città, e Sandahra, un gruppo informale che un anno e mezzo fa ha aperto un luogo d’incontro per i giovani, dove poter dibattere, creare, condividere, studiare, scambiare e tradurre articoli da tutto il mondo.

La direttrice e fondatrice di Agora è una giovane ragazza di nome Reem, che ha deciso di convertire il suo lavoro in un part-time e di investire i suoi risparmi per iniziare quest’avventura. Pur avendo la sua società scopi no-profit e meramente educativo-culturali, confessa di aver avuto in diverse occasioni la conferma di risultare scomoda. Spesso ha subìto interferenze e richieste di inspiegabili pagamenti aggiuntivi di spese e utenze, o variazioni repentine di accordi; una volta è stata fermata e portata presso la polizia per chiarire le finalità della propria attività. Dopo incessanti interrogatori, Reem ha dovuto ricorrere al fatto di avere un marito poliziotto (e musicista!) per togliersi di dosso ogni sospetto. In disparte, mi racconta un altro episodio. Tempo fa incontrò il Direttore di una società che, dopo averle chiesto ogni sorta di dettaglio in vista di una collaborazione, è scomparso. Verrà a sapere, grazie al suo fidato informatore, che si trattava di una società-fantoccio, creata per spiare i soggetti che operano nel settore, e che quel direttore fa parte dei Servizi Segreti. Così Reem sta lavorando per ampliare ulteriormente la propria rete di collaborazioni, in modo da sentirsi più forte ed avere le spalle coperte.

Nel pomeriggio andiamo nella sede di Sandahra, che fa parte del collettivo Mosireen del Cairo. Il rappresentante ci accoglie con fare ansioso e parla velocissimo. Ci racconta che stanno traslocando in fretta e furia, perchè la polizia li considera un gruppo di rivoluzionari. Pare che si sia diffusa la voce nel quartiere su quel via vai nell’appartamento, e che la gente probabilmente considerava quel luogo la base di attività sospette (ossia dibattiti!). La coloratissima casa in cui veniamo accolti, ormai vuota ma ancora decorata alle pareti, con graffiti e articoli di giornale, ospitava workshop e cineforum.  “Per il futuro”, ci spiega il blogger, “faremo più attenzione e cercheremo di diventare più professionali, nella gestione della nostra sede e delle nostre attività, organizzando meno cose ma meglio, e registrandoci come società di stampa”.

Durante la campagna elettorale delle presidenziali, i ragazzi di Sandahra sono stati gli unici ad offrire al candidato donna un posto in cui incontrare i potenziali elettori. Appresi i deludenti risultati post-elettorali, hanno deciso di boicottare i ballottaggi, non rispecchiandosi in alcun candidato. Mentre discutiamo, dalla strada giungono urla e clacson di ingorghi: ci affacciamo al balcone e assistiamo, sotto gli occhi ansiosi dei nostri accompagnatori tedeschi, ad un corteo di protesta contro il Consiglio Supremo delle Forze Armate, che con un provvedimento d’urgenza (qualcuno lo chiama colpo di stato) ha ampliato a dismisura i propri poteri. Al Cairo, da due giorni sono riprese le proteste in piazza Tahir. Il pensiero va agli amici intrepidi di Mosireen, che immaginiamo presenti in mezzo a quel mare di gente, armati di sola videocamera. 

Intanto oggi pomeriggio, alle 15, conosceremo i risultati dei ballottaggi presidenziali. Comunque vada non sarà un successo.

 

Rivoluzionari di periferia

Citizen journalism in Egitto

24/06/2012
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