Alla conquista della Gallia

 

Il primo turno delle presidenziali francesi sembra lasciare poco all’immaginazione, ma non è ancora finita. Comunque vada, i principali attori della competizione per la chaise di Presidente rimarranno sulla scena politica a lungo. Quindi, per non perdere d’occhio il panorama al di là delle Alpi, sarà bene conoscerli meglio.

 

Come diversi media hanno sottolineato, talvolta con piacevole ironia, gli stili degli aspiranti presidenti sono molto diversi. Punto particolarmente fondamentale per Marine Le Pen, figlia d’arte, che tenta di moderare il guscio ruvido del Front national con la sobrietà verbale. Il programma: una Francia chiusa da un “protezionismo ragionato” che ne protegga l’economia, isolandola dall’euro. Insieme alla moneta unica, verrebbe trascinato via anche il licenzioso trattato di Schengen, chiudendo i francesi al riparo dalle contaminazioni straniere.

 

In questa direzione, Marine annullerebbe lo ius soli, che permette a chi nasce in un luogo di diventarne di diritto cittadino, e ridurrebbe l’immigrazione legale a 10mila ingressi l’anno. Il principio è quello della “preferenza nazionale”. Questo estremismo patinato è piaciuto a molti francesi, che reprimevano da tempo posizioni politicamente sconvenienti: Marine Le Pen ha ottenuto il 17.9% delle preferenze al primo turno, sfondando il 20% in quasi la metà delle province.

 

Saltando dall’altra parte del Parlamento, si arriva al “Jean-Marie Le Pen della sinistra”: Jean-Luc Mélenchon, del Front de gauche, che affronta il pubblico televisivo con sfondo rosso e immagini di solidarietà sociale. Uno dei pochi uomini ancora in grado di pronunciare la parola “rivoluzione”, è famoso per la sua schiettezza – ha chiamato “imbecille” Strauss Kahn nel 2010 – e per la diffidenza verso la forza mistificatoria del giornalismo. Settore nel quale, infatti, preferisce il fai da te.

 

Militante socialista dal ’68, vuole portare la settimana lavorativa a 35 ore, il salario minimo a 1.700 euro e le imposte sui redditi sopra i 360mila euro al 100%. Più una consistente tassazione delle rendite finanziarie e l’abolizione del trattato di Lisbona.

 

Rimbalzando verso il centro, approdiamo al MoDem (Mouvement Démocrate), che esprime François Bayrou come candidato. La nascita nei pressi di Lourdes ne ha segnato profondamente la vita, soprattutto quella politica: estremo centrista cattolico, è anche un intenso europeista.

 

Fautore della pianificazione a lungo termine (ha presentato un piano industriale per lo sviluppo che arriva al 2020), arriva da una tradizione politica ben più longeva, che risale a Valéry Giscard D’Estaing. La sua missione politica principale è ridurre il debito pubblico, ricorrendo anche a pesanti tagli della spesa. Ha pubblicato un pamphlet contro Sarkozy, Abus de pouvoir, nel 2009.

 

Infine, i titanici contendenti del secondo turno. Nicolas Sarkozy, presidente uscente, non ha smesso di collezionare imbarazzi nemmeno in campagna elettorale, grazie anche a sovrainterpretazioni maliziose: è bastato che si togliesse un orologio durante un incontro con i cittadini per scatenare l’ermeneutica da prime pagine, anche in Italia. E non ha aiutato nemmeno la diffusione, pochi giorni prima del primo turno, di un video in cui sembra che Obama lo sostenga.

 

In programmi, il candidato dell’Ump (Union pour un Mouvement Populaire, di centro-destra) vorrebbe il pareggio di bilancio nel 2016, e una mano ferma sull’immigrazione: ridurrebbe le entrate legali a 100mila all’anno. Ha preso diverse misure impopolari durante il suo mandato, fra cui l’innalzamento dell’età pensionabile da 60 a 62 anni.

 

Ma ha anche dimostrato apertura di orizzonti: nei primi mesi di presidenza, ha accolto nel governo persone di area socialista. Fra cui: ha sostenuto la candidatura a presidente del Fondo Monetario Internazionale di Dominique Strauss-Kahn, e offerto la presidenza della Corte dei Conti a Hollande, nel 2010, che aveva però rifiutato. Fra le liste che lo sostengono durante queste elezioni, il Parti Radical e la LGM (La Gauche Moderne).

 

Il grande contendente di Sarko è François Hollande, vincitore delle primarie contro la ex compagna (e ex candidata alle presidenziali, nel 2007) Ségoléne Royal. Nato a Rouen nel 1954 da un sostenitore di Pétain, inizia la carriera politica all’università, collocandosi subito in area comunista.

 

Poi si sposta verso il partito socialista, da cui non si muove più. Inizia subito con la politica agita, e di responsabilità: a 20 anni presiede il comitato universitario si sostegno a Mitterrand, a 25 ne è un consulente e conomico e a 26 è candidato all’Assemblea Nazionale.

 

Entra nella segretaria del partito nel 1994 e diventa primo segretario nel 1997. Sostiene Ségolène nel 2007, per candidarsi alle elezioni successive, nel 2011. Il suo atteggiamento sobrio lo contrappone anche nell’immagine al più pittoresco Sarkozy.

 

Ha inaugurato la campagna elettorale con la proposta di tassare del 75% i redditi superiori a un milione di euro (e del 45% quelli oltre i 150mila euro). Accogliente nel settore dell’immigrazione, vuole aprire le elezioni locali agli immigrati a partire dal 2013.

 

 

 

26/04/2012
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