Ajani candidato unico: l'Ateneo sceglie il suo rettore

Viva la democrazia. Gianmaria Ajani sarà il nuovo rettore dell’Università di Torino per il prossimo settennio di carica, ma la sua elezione è stata viziata da elementi che in parte viziano il processo democratico. Certo la colpa non sembra essere sua, ma dei tre candidati Anna Maria Poggi, Adalberto Merighi e Vincenzo Ferrone che si sono ritirati dalla corsa nei due giorni precedenti la seconda tornata elettorale.

 

Dopo il primo turno la vittoria di Ajani era schiacciante: tra lui e il secondo posto della Poggi lo scarto era quasi del 30%, e gli altri due candidati hanno raggiunto percentuali risicate. Ad Ajani mancava però la maggioranza assoluta, non avendo superato il 50%, per questo professori e rappresentanti degli studenti sono tornati alle urne una settimana dopo. Due giorni prima del voto, però, arrivano le disdette di Merighi e Ferrone.

 

La comunicazione di Merighi arriva tramite twitter: “Impossibile offrire all’ateneo una concreta alternativa elettorale. Ci ritiriamo. Grazie a chi ha creduto nella nostra proposta”. Curioso il tweet, dato che giunge dal candidato forse più in linea con la vecchia guardia del rettorato passato, e curiosa decisione quella di annunciare un ritiro ufficiale su twitter.

Ferrone, invece, comunica in una lunga polemica la sua decisione: elementi principali paiono essere il populismo e la demagogia della campagna elettorale, a suo parere dannosi nei confronti del mondo accademico. Con rammarico, poi, constata come tutti che verosimilmente il voto degli studenti si è rivolto altrove, e prova rammarico per non essere stato in grado di dialogare con loro, sostenendo una convergenza di vedute che però gli studenti hanno evidentemente ritenuto insufficiente.

La Poggi, infine, sembra scrivere le parole più banali e sensate a giustificazione del suo ritiro: la cifra guadagnata da Ajani, infatti, aveva reso evidente l’impronta di vedute degli elettori, in netto contrasto con le sue idee. A suo avviso il voto “polarizzato” e politicizzato di Ajani potrebbe essere pericoloso al momento di garantire imparzialità ed attenzione alle diverse anime della comunità scientifica universitaria, ma auspica che ciò non accada.

 

Insomma, Ajani si conferma infine rettore con il 75,32% dei voti, anche se l’affluenza, rispetto al primo turno, è calata di un buon venti percento. Certo non pare un’elezione molto democratica, quella svoltasi con un solo candidato. Le ragioni dei ritiri restano apparente valide ma nebulose, e lasciano attoniti gli spettatori di un’elezione alquanto inusuale nella storia torinese. Altro elemento da non trascurare, le 406 schede bianche pervenute alle urne al secondo turno, in crescita esponenziale rispetto alle 75 della prima votazione. Se al primo turno il blocco del Coordinamento UniTo e degli studenti aveva in gran parte sostenuto Ajani, o almeno così si evinceva dai numeri, queste schede bianche sono il segno evidente che gli studenti hanno scelto di non appoggiare apertamente l’elezione di un candidato, avendo più volte ribadito il fatto che non si riconoscessero pienamente in nessuno, e nonostante non abbiano mai fatto una dichiarazione esplicita di voto.

19/04/2013
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