Acqua pubblica, buon compleanno referendum

 

Sono passati due anni da quando la maggioranza dei cittadini italiani disse chiaramente di non voler ricorrere all’energia nucleare e tantomeno di voler privatizzare il servizio idrico nazionale. Effettivamente, non sono sbocciate centrali nucleari e le bollette dell’acqua continuiamo a pagarle agli stessi gestori, ma cos’è successo in questi due anni, come ha accolto e quanto ha assecondato la politica il giudizio fornito dai cittadini due anni fa?Lo abbiamo chiesto a Mariangela Rosolen, coordinatrice per il Piemonte del Forum italiano dei movimenti per l’acqua.

Ritenete che in questi due anni il giudizio referendario sia stato considerato e osservato dalle pubbliche amministrazioni e dal governo di Roma?

Per nulla! Infatti i governi Berlusconi prima e Monti poi, hanno tentato di annullarlo o aggirarlo. A livello locale i Comuni, ai quali il referendum aveva restituito pieni poteri decisionali, o li hanno ignorati o travisati. Alla loro inerzia ha supplito l’iniziativa popolare, come a Torino, dove complessivamente 16.000 cittadini hanno presentato al Comune e alla Provincia una delibera di iniziativa popolare per trasformare SMAT in Azienda Speciale di diritto pubblico per applicare il Referendum e metterla al riparo dalla privatizzazione. Purtroppo l’iter di approvazione è lungo e travagliato, segno che i privatizzatori hanno udienza anche all’interno della maggioranza di centro-sinistra che governa Comune e Provincia di Torino.

Come vede l’Unione Europea la lotta dei cittadini italiani contro la privatizzazione della gestione dell’acqua?

Non saprei definire l’ottica europea sulla faccenda. So che l’Unione ci ha messo a disposizione uno strumento di democrazia diretta come l’ICE – Iniziativa dei Cittadini Europei, che consente di presentare alla Commissione Europea una proposta di legge raccogliendo un milione di firme in almeno sette paesi dell’UE nell’arco di 12 mesi. Ne abbiamo già raccolte quasi il doppio (la sola Germania ne ha raccolte più di 600.000) per ottenere che in tutta la UE l’acqua potabile e i servizi igienico-sanitari siano garantiti a tutti, contro i tentativi di privatizzazione e mercificazione dell’acqua.

L’Autorità per l’energia elettrica e il gas ha elaborato e reso operativo, in questi due anni, un nuovo metodo tariffario. Come giudicate l’operato di Aeeg?

Giudizio pessimo, tant’è che chiediamo le dimissioni dei suoi componenti e la revoca della sua decisione con la quale ha surrettiziamente reintrodotto nella bolletta dell’acqua quel profitto che 26 milioni di italiani avevano abrogato con il referendum. Nonostante il voto contrario, nelle bollette c’è ancora la percentuale per la remunerazione del capitale investito, ossia il profitto sicuro su un bene comune. A breve dovrebbe pronunciarsi in merito il Tar Lombardia al quale abbiano fatto ricorso.

Cosa ha fatto in questi due anni il Forum italiano dei movimenti per l’acqua per tenere vivo e valido il parere espresso nel referendum del 12 giugno 2011?

Più che un parere, quello che ha espresso il referendum è la volontà del popolo sovrano che, come stabilisce la Costituzione, ha valore di legge. In questi due anni noi abbiamo continuato a batterci perché la legge sia rispettata. Da un lato perché la nostra acqua non sia più gestita come una merce a scopo di lucro, ma come un bene comune da preservare anche per le generazioni future. Dall’altro lato, con la nostra campagna dell’Obbedienza Civile chiediamo agli utenti di detrarre dalla bolletta dell’acqua la quota abrogata dal referendum e che quindi non è più legale: in alcune città (Modena, Imperia) la campagna sta portando frutti. A Torino, poiché la SMAT non ci dà retta, abbiamo fatto ricorso al Giudice di Pace e al Tribunale affinché questi impongano di applicare la legge perché il nostro voto va rispettato.

12/06/2013
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