A Ciambra

Pio, 14enne rom, vive con la sua numerosa famiglia, nella comunità detta “A Ciambra”, nella piana di Gioia Tauro. Beve, fuma, ruba, in mezzo a un’umanità contorta, compressa tra la desolazione e il vitalismo sfrenato. Fa amicizia con un africano più grande di lui, altrettanto immerso in situazioni borderline. Pio è un animale irrequieto, cerca di scansare i guai, nella sua vita in cui cresce troppo in fretta, ma non sempre ci riesce.

Jonas Carpignano firma una pellicola forte, prodotta tra gli altri da Martin Scorsese. Bracca i personaggi nella propria quotidianità (siamo al limite del documentario, del resto non ci sono attori professionisti), in un ambiente reale che sarebbe stato impossibile ricreare nella finzione. Non c’è spazio, nella storia, per il riscatto o la catarsi, tutto si rivela ambivalente: la tenerezza confina con la violenza, la solidarietà con il tradimento, la collettività con la solitudine. Non si vede luce in fondo al tunnel e nemmeno speranza.

Fotografia sporca e dai toni crepuscolari, musiche funzionali. Parlato spesso in dialetto calabrese stretto e sottotitolato.

01/09/2017
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