A chi muore in alto e a chi muore in basso


di Cristiana Fiamingo*


Due file di carabinieri ai lati e un manipolo di poliziotti davanti, tutti in assetto da OP [NdA – ordine pubblico], scortano il corteo degli Studenti degli atenei milanesi a raggiungere i miei colleghi, sul tetto della Facoltà di fisica della Statale di Milano. “Son brutti brutti brutti. Son neri neri neri. Non sono scarafaggi ma son carabinieri”. Mi sorprendo a camminare al ritmo di quest’orrendo slogan, dietro allo striscione, tra gli Studenti, ma sebbene mi senta offesa per quei lavoratori e tenti di scrutarne l’espressione, mi concedo il diritto di essere confusa per quanto sono arrabbiata, mentre alcuni ragazzi si scambiano il sacchetto di ghiaccio per tamponare gli ematomi sulla testa e la ragazza sbattuta contro il palo della luce si regge la schiena, sofferente. Difficilmente mi abbandoneranno le immagini di quegli scontri gratuiti. “Ah, questa è la volta buona!”, aveva detto il poliziotto in borghese, mentre i suoi colleghi lo trattenevano, sin dal primo attacco d’alleggerimento, ai binari del tram a fianco di piazza Leonardo. Gli ho chiesto “Buona per cosa? Sono i suoi figli!”. “Son vent’anni che le prendo!”: la risposta stridula. Allora li ho guardati bene quei volti, dietro alla visiera trasparente: padri di famiglia, per lo più, affatto compiaciuti… ma quale foga mentre, nemmeno un’ora più tardi, si sporgono sulla recinzione rossa delle scale della stazione metropolitana di Loreto, per assestare, con quanta forza hanno in corpo, i colpi dei loro manganelli sulle teste degli Studenti che quelle scale scendevano per raggiungere, poi, la stazione di Piola e, quindi, i Ricercatori che avevano occupato il tetto a via Celoria. Su quelle teste, su cui puntiamo tanto quando insegniamo loro: colpi dall’impatto duro, secco. “Si sposti o le facciamo male”, mi ammonisce concitato un poliziotto, allontanandomi col manganello traverso, mentre ripetendo “no no no” cerco di mettermi in mezzo: e lui si gira per colpire ancora e ancora i ragazzi. In nome di quale professionalità si distingue nella mischia l’adulto ben vestito, da proteggere da sé, e non si vedono in quei ragazzi in felpa non dei delinquenti da cui difendersi, ma i propri figli che pretendono ascolto? Eppure sono certa che tentino, attraverso l’istruzione dei loro figlioli, di riscattare un mestiere intrapreso, forse, giustificandolo con la difesa dei diritti cittadini, ma che maledicono quando si riveli di cieca obbedienza. Sono pochi i Francesco Paolo Oreste e, comunque, ora, non gli somigliano davvero. “Voi non dovete pensare, ma eseguire”, viene detto loro. Si sentono giustificati dal dovere d’obbedienza: l’eterna banalità del male. Quei manganelli e queste dissennate riforme che si abbattono con la stessa forza sulle nostre teste e il nostro futuro, in modo incalzante da due anni a questa parte, questa dottrina impartiscono: “Voi non dovete pensare”. Si tagliano le gambe alla formazione pubblica, di modo che non produca una massa critica di teste pensanti, ma una riserva di alfabetizzati pronti all’uso, parcheggiati tra Università e call-center, in assenza di opportunità di lavoro. Ai miei Studenti voglio poter continuare a insegnare il netto contrario: “Voi dovete pensare e scegliere e non per il vostro vantaggio immediato, ma per le conseguenze collettive che qui, in particolare, a scienze politiche, cerchiamo di mettervi in grado di immaginare.”.     
Salgo finalmente le scale della Facoltà di fisica e, per quanto sappia simbolica quell’occupazione, mi sembra di rispondere per le rime alla sentenza che tanto mi offese del Rettore Decleva. Presidente della Conferenza dei Rettori (CRUI), che in nome di quell’organizzazione sembrava parlare, al primo incontro in cui affrontò noi Ricercatori della Statale sul Ddl, nel Marzo scorso, sciorinò la sua battuta del giorno: “Vedete, moriamo tutti: certo, c’è chi muore in alto e chi muore in basso!”.    
Siamo saliti, in alto, sui tetti, Ricercatori e Studenti, per salvarci da questa logica irresponsabile.


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*Cristiana Fiamingo è ricercatore confermato e docente di Storia e Istituzioni dell’Africa, Dip. Studi Internazionali, Facoltà di Scienze Politiche, Università degli Studi, Milano e coordinatore di Facoltà in Rete della Statale (FaRe_UniMi)


10/12/2010
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