4.667

Vogliamo sottolineare una notizia passata abbastanza in sordina, subito dopo che i riflettori sull’elezione del Presidente della Repubblica si sono spenti. Si tratta delle pubblicazione sul sito di Beppe Grillo dei dati sull’affluenza alle Quirinarie: 28.292 votanti totali, 4.667 preferenze per Rodotà, che in dati relativi significa: lo 0,06% degli aventi diritto di voto in Italia ha preso parte alle Quirinarie, mentre lo 0,01% ha espresso una preferenza per quello che poi in quei giorni è diventato il candidato del M5S. Si tratta di un flop, insomma, per un movimento che aspira al 100% del parlamento e propone come frame della propria narrazione di sé la democrazia digitale diretta. Eppure l’operazione comunicativa Rodotà è riuscita alla perfezione. Il Movimento 5 Stelle, pubblicando i dati soltanto dopo le elezioni, è riuscito da un lato a fornire ai suoi parlamentari un’argomentazione di ferro, noi incarniamo la volontà popolare, dall’altro a scatenare un battage mediatico sui social network che ha permesso di proporre una narrazione alternativa agli antipodi con ciò che è successo realmente. I M5S hanno creato l’immagine di un palazzo accerchiato dal popolo. L’operazione, trasposta dai nuovi ai vecchi media, ricorda la vicenda di un famoso politico italiano che qualche tempo fa in una foto aveva raddoppiato la folla presente a un suo comizio per riempire la piazza o, più recentemente in occasione delle ultime elezioni, il riuso su Twitter dell’immagine di una piazza piena per Pisapia

Niente di nuovo, niente di grave, a parte il fatto che, come in altri casi, il mito della democrazia digitale è solo la confezione di una riuscitissima strategia di marketing politico, attraverso la quale si è riusciti a trasformare Rodotà da candidato di una minoranza a espressione della volontà popolare. Il medium non è sempre il messaggio. Dietro a quelle che vengono presentate come novità si nascondono dei modi tradizionali e collaudati di fare campagna elettorale vecchio stile.

26/04/2013
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