34° Torino Film Festival

34° Torino Film Festival

 

Nell’enorme programmazione di questa 34sima edizione del Torino Film Festival, vi suggeriamo alcuni titoli di pellicole, sperando che possano trovare posto nella distribuzione corrente.

 

I figli della notte

Esordio alla regia di Andrea De Sica, nipote di Vittorio e figlio di Manuel. In un collegio sperso nei monti innevati, si conoscono e fanno amicizia Giulio ed Edoardo. Entrambi (come tutti gli studenti della scuola) arrivano da famiglie molto agiate, ma sono profondamente diversi: il primo è timido e ingenuo, il secondo ribelle ed estroverso. Legheranno in maniera profonda e ben presto scopriranno che l’istituzione che li ospita, per quanto in superficie austera e rigida, tollera (e forse incoraggia?) un lato oscuro, in aperto contrasto coi suoi valori di ordine e “disciplina” della scuola, che trova il suo sfogatoio in un locale a luci rosse nei boschi, luogo di piaceri licenziosi e proibiti. Giulio si invaghisce di una delle ragazze del locale, mentre sembra che gli educatori del collegio siano al corrente delle frequentazioni notturne dei due amici. Piano inclinato di violenza latente, che è destinata ad esplodere. Esordio di tutto rispetto, per Andrea De Sica, che si confronta con una materia difficile, seppur non troppo originale, con echi e atmosfere di grande ambiguità, e omaggi più o meno espliciti al cinema (“Shining”? “La grande fuga”?). Ottima fotografia, sceneggiatura senza smagliature. Feroce e senza catarsi.

 

The Donor

Film cinese di gran spessore. Nel nucleo famigliare al centro della storia (mamma, papà e figlio diciottenne), il padre sbarca il lunario riparando motorini e cambiando pneumatici, in maniera misera, ma onesta. Il cugino dell’uomo ha una sorella che necessita di un trapianto di rene e propone al padre di famiglia di donare l’organo per la donna malata. E’ disposto a pagare bene, anche se non è chiara la fortuna dell’uomo, forse ha a che fare con giri non troppo legali. Accettare per necessità o per il gesto generoso? La scelta metterà in atto conseguenze imprevedibili, che sfoceranno nel dramma. Lucida e spietata analisi dei rapporti famigliari, ma soprattutto di quelli di classe sociale e censo, film che inquieta e colpisce.

 

La mécanique de l’ombre

Un uomo di mezza età, ex contabile con alle spalle problemi di alcolismo, cerca lavoro senza molto successo. Un giorno è contatto da un misterioso personaggio che gli offre un impiego: trascrivere intercettazioni telefoniche, battendole a macchina. Ovviamente nella massima discrezione, anche perchè – e si capisce in fretta- si tratta di conversazioni top secret, che hanno a che fare con questioni di sicurezza nazionale, per altro a poche settimane dalle elezioni. Ben presto il protagonista si troverà inghiottito in un gioco rischioso, stritolato da un meccanismo molto più grande di lui, dove difficile è resistere e opporsi. Film belga in chiave thriller (con echi del filone complottista anni ’70, “La conversazione” di Coppola, su tutti!), con un Francois Cluzet mirabile protagonista. Sceneggiatura serrata e dal ritmo implacabile.

 

Sam was here

Sam è un venditore porta a porta, in giro per il deserto del Mojave. Ha problemi con la batteria dell’auto, cerca di telefonare alla moglie (anche per scusarsi, ma non sappiamo di cosa), ma gli risponde sempre e solo la segreteria. Decide di fermarsi a dormire in un motel, mentre tutto intorno sembra disabitato e un programma radiofonico parla solamente di un maniaco che sevizia le bambine. Sam potrebbe essere sospettato di essere il serial killer, mentre, senza rendersene conto e senza un motivo apparente, scivola in un gorgo di sangue e violenza efferate. Christophe Deroo firma un thriller dai risvolti horror, che ha un buon ritmo e molti debiti con il cinema di genere: “Duel” di Spielberg, in primis, ma anche Carpenter e altri (“Psycho”? “The Hitcher”?). Ossessivo, allucinato, onirico.

 

L’économie du couple

Marie (B. Bejo) e Boris (C. Khan) si stanno separando, vivendo ancora sotto lo stesso tetto, con le due figlie gemelle di 8 anni. Lei gli rinfaccia tante cose e gli chiede di andarsene di casa; lui sostiene che quella casa l’ha ristrutturata con le sue mani, vuole ciò che gli spetta. Nessuno dei due, forse, ha il coraggio di andare fino in fondo, mentre ogni giorno emergono i nodi, le ruggini, i conflitti irrisolti: il tutto sotto gli occhi delle figlie. Si può raccontare l’amore che finisce e l’evoluzione conseguente dei rapporti? Joachim Lafosse ci prova, con due ammirevoli protagonisti e una cinepresa che li bracca nella loro quotidianità, tra litigi e pacificazioni tenere (i quattro che ballano insieme). Le malinconiche musiche di pianoforte e una sceneggiatura stringata contribuiscono al risultato.

22/11/2016
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