Verso la resa dei conti

 

E la maggioranza si scoprì minoranza. Nel pomeriggio, la Camera dei deputati ha approvato il rendiconto economico con 308 voti favorevoli (la maggioranza assoluta è 316). Gli astenuti sono stati, invece,  321.

 

In pratica Pdl e Lega sono andati sotto.

 

E adesso si rincorerranno le illazioni, le ipotesi, le previsioni.

Qualcuno dirà che era nell’aria, che l’emoraggia di deputati dal Pdl al Gruppo Misto o all’Udc era il segnale (la svolta con l’addio al Pdl della Carlucci), che Giuliano Ferrara lo diceva da ieri mattina (per la verità lui parlava di dimissioni preventive del Cavaliere), che Maroni domenica sera, in studio da Fazio, lo facesse presagire e tante altre storie. Questa mattina sui principali quotidiani , gli editorialisti e i direttori, dalle colonne dei propri giornali, scrivevano articoli prendendo posizione contro il Governo Tecnico e per nuove elezioni, in caso di sconfitta della Maggioranza.

 

Ora il rischio è che tutto si trasformi nell’eterno plebiscito pro o contro Berlusconi. Che sia lui a dettare legge ancora una volta, con una campagna elettorale che probabilmente lo vedrebbe ancora una volta protagonista, nella crociata personale e messianica contro il Comunismo, per il bene della Patria, contro la magistratura golpista e con tutti gli slogan e i proclami da caudillo sudamericano che ci ha regalato in questi quasi 20 anni.

Tuttavia, prima che questo abbia inizio e sempre che succeda, vogliamo ricordare alcune cose di questo Governo, cui forse hanno staccato definitivamente la spina.

Eletto nel 2008 con larghissima maggioranza, Berlusconi ha dilapidato la sua forza in tre anni e mezzo, per mosse sbagliate, scelte indefendibili e delusione di molti dei suoi alleati. Ricordiamo che questo è il Governo con un ministro dell’agricoltura rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa; che aveva al suo interno personaggi del calibro di Cosentino e Brancher; che ha voluto lo scudo fiscale; che ha posto più di 50 voti di fiducia; che ha tentato fino a ieri di approvare la legge bavaglio, contro la stampa e l’uso delle intercettazioni; che ha perso vari pezzi (lo strappo di Fini nell’estate 2010, che portò alla nascita di FLI) ed è stato puntellato dai più impensabili sostenitori (i cosiddetti “responsabili”, l’ormai tristemente celebre Scilipoti, i tanti signor nessuno che si sono venduti, più o meno metaforicamente); che è stato, nei fatti, commissariato dall’UE (oltre che deriso dai premier francese e tedesco). Ma soprattutto questo è il Governo, il cui presidente del Consiglio è stato showman assoluto, spesso per le cose più assurde e vergognose: l’affaire Ruby e i sospetti sui festini di Arcore; la compravendita di deputati; gli scherzi idioti o le battute di cattivo gusto, riservate ai leader stranieri e all’opposizione; le affermazioni indecorose, subito poi smentite; le amicizie discutibili (Putin) o vergognose (Gheddafi), spacciate come relazioni internazionali di primo piano, invece che sordidi affari con dittatori.

 

Forse Berlusconi non è finito, questo certo non è il suo necrologio.

 

Certo non potrà far finta di nulla. Già oggi pomeriggio salirà al Quirinale, con tutta probabilità.

Ma quel che succede da ora in avanti, non dipenderà solo più da lui, e non dovrà essere così. Il momento, la crisi, il contesto internazionale, impongono solo una cosa: responsabilità per il bene dell’Italia. Speriamo che l’abbia capito anche lui, il Cavaliere oggi disarcionato, una volta per tutti. Speriamo che l’abbiano capito le Opposizioni: magari smettendo di litigare e pensando a un’alternativa, con un processo democratico (w le primarie!).

E speriamo soprattutto che l’abbiano capito gli Italiani!

 

08/11/2011
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