Università: codice etico o codice-bavaglio?

 

In base ad un DPR nazionale legato alle norme anticorruzione, tutti i luoghi di lavoro pubblici devono adottare un codice etico per i loro dipendenti. L’Università degli Studi di Torino ha ideato un codice, con profonde modifiche rispetto alle direttive nazionali, che dovrà essere adottato per professori, ricercatori, dottorandi, personale tecnico amministrativo, e che dovrà fungere da guida per adattare il codice studentesco. All’interno di questo codice sono presenti due articoli particolarmente contestati dai lavoratori, perché lesivi della privacy e della libera scelta: in particolare l’art. 5 e l’art. 10, i quali impongono al lavoratore di segnalare qualsiasi organizzazione di cui faccia parte al di fuori dell’università, fatti salvi partiti e sindacati, ed impongono di non poter dare immagini negative dell’Ateneo in contesti pubblici, compresi i social network.

Abbiamo intervistato Stefano Vannicelli e Massimo Cappelli, due rappresentanti RSU del personale tecnico amministrativo dell’Ateneo, per farci raccontare lo stato di cose attuale. Momentaneamente il rettore Gianmaria Ajani ha bloccato l’iter di approvazione, dimostrandosi concorde con le rimostranze dei lavoratori, e si attende ora un tavolo di confronto. Va considerato, però, che il Consiglio di Amministrazione del Politecnico ha già approvato il codice, con poca attenzione mediatica e dei lavoratori stessi.

 

 

03/03/2014
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