Tremonti preferisce la montagna

Già nell’aprile del 2005, appena diventato vicepremier, in un’intervista al Tg5 Tremonti aveva pronunciato queste parole: “Se dipendesse da me venderei, con concessioni di cento anni, tutte le spiagge e tutti gli stabilimenti marittimi. Con il ricavato finanzierei grandi piani di turismo, veri e concreti, nel Mezzogiorno. Se vogliamo attirare masse di turisti servono strutture adatte, ad esempio aeroporti a quattro piste”.
L’allora ministro dell’Interno Pisanu – della stessa coalizione di Tremonti – aveva commentato ironicamente: “I padri del meridionalismo italiano da Guido Dorso a Giustino Fortunato, Gaetano Salvemini, Antonio Gramsci, Luigi Sturzo, Giulio Pastore, Ugo La Malfa, Pasquale Saraceno e Manlio Rossi Doria, possono ora riposare in pace”.
L’opposizione aveva allora parlato di “governo balneare” e Berlusconi aveva impedito a Tremonti di trasformare la proposta in un vero e proprio disegno di legge.
Sono passati sei anni e le idee sono maturate.
Ieri il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto legge per lo sviluppo. Tra le materie trattate dal decreto anche quella sulle concessioni balneari. La novità del decreto dice che da ‘concessione’ si passerà a ‘diritto di superficie’. Ossia, fermo restando il diritto di passaggio su spiagge e scogliere, il terreno (o l’immobile) su cui ci sono insediamenti turistici (chioschi, stabilimenti balneari, strutture ricettive) come gli stabilimenti balneari sarà oggetto di un “prestito” della durata di 90 anni. Il pagamento per il prestito che il demanio concede ai privati sarà annuo e determinato dall’agenzia del territorio in base ai valori di mercato “. Tremonti ha precisato che “non c’è nessuna vendita delle spiagge. La spiaggia rimane pubblica. Chi vuole chiederà il diritto di superficie e durerà novanta anni”. E chi non vuole? Rimarrà legato all’attuale regolamentazione che prevede per i piccoli e grandi gestori una corresponsione allo Stato di canoni fuori mercato per la gestione delle spiagge (vedi Report “Pubblico Demanio”)?

In ogni caso la Commissione europea si è già detta a tal proposito “molto sorpresa, perché il provvedimento non sarebbe conforme con le regole del mercato unico europeo”. Ciò che stupisce in particolare è se alla fine di un periodo così lungo – 90 anni di concessione – non sia quasi automatico ottenere un immediato rinnovo. Questo particolare sarebbe in totale contrasto con le regole della concorrenza leale e del mercato unico, auspicate dall’Unione Europea. Questa direttiva europea esiste dal 2006 – articolo 12 della direttiva Bolkestein – e prevede che le concessioni devono essere “rilasciate per una durata limitata adeguata e non possono prevedere la procedura di rinnovo automatico nè accordare altri vantaggi al prestatore uscente o a persone che con tale prestatore abbiano particolari legami”.

06/05/2011
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