La terza guerra mondiale? Ordine e disordine mondiale

 

articolo di approfondimento sull'ISIS

 

Torna su acmos.net la rubrica del Centro Studi. In questo articolo Paolo Giacotto seleziona alcuni articoli che tracciano le mappe sui conflitti presenti nel mondo oggi, due articoli sull’attuale ordine/disordine mondiale, ed infine un articolo sul tema “quale forma di Stato per il Medio Oriente?”.

 

G.Stabile, Tutti i capitoli della terza guerra mondiale, “La Stampa” medialab

http://www.lastampa.it/2014/08/25/medialab/webdocauto/tutti-i-capitoli-della-terza-guerra-mondiale-BCa5vabRAzggtpywIMZOZI/pagina.html

 

G.Stabile, Mappa dei conflitti, “La Stampa” 25.8.14

Mappa delle guerre: parte 1

Mappa delle guerre: parte 2

 

M.Magatti, Liberarsi dal mostro, “Avvenire” 17.9.14

http://mobile.avvenire.it/mobileArt.aspx?id=http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/liberarsi-dal-mostro-del-terrore-gran-compito-per-europa.aspx

Dal 1989 (caduta del Muro) al 2008 (inizio della crisi economica) ci si è illusi sulla possibilità di un’età di pace (già peraltro incrinata dall’11 settembre 2011).

Crisi finanziaria e nuovi conflitti hanno destabilizzato l’ordine americano; come sempre, storicamente, nel vuoto di potere ha fatto la sua ricomparsa la guerra, che l’Occidente ha cercato, nella sua evoluzione, di neutralizzare attraverso il monopolio della violenza da parte dello Stato ed il fondamento democratico dello stesso (senza dimenticare il contributo determinante del benessere materiale).

La ricostituzione di un equilibrio non potrà che essere politica; ma la politica dovrà fare i conti con la tecno-economia e con la religione. Inoltre è sempre più necessario costruire l’Europa, fornendo al mondo un nuovo modello politico che, al di là dello Stato-nazione, permetta di arrivare ad una nuova forma di unità e di decisione democratica.

 

U.Tramballi, Il disordine mondiale, “Il Sole” 3.9.14

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-09-03/il-disordine-mondiale-063645.shtml?uuid=ABYvlspB

Tra Usa e Russia sembra essere nata una nuova Guerra fredda, ma il termine è inappropriato. Allora l’Urss era un nemico globale, lo scontro partiva dall’Europa ma arrivava in America latina, in Vietnam, in Medio Oriente. Oggi la Russia è solo un nemico europeo, fuori dall’Ucraina Russia e Occidente hanno più interessi comuni che antagonismi. Un anno fa, insieme hanno eliminato l’arsenale chimico siriano; oggi il Califfato è una minaccia anche per la Russia (un tempo l’avrebbe usato come pedina del proprio gioco); entrambi non vogliono che l’Iran abbia la bomba.

Nemici in Europa alleati altrove: quale delle due condizioni col tempo influenzerà l’altra?

 

L.Spinola, Il sonno dello Stato genera Califfi, “Pagina99” 13.9.14

Leggi l’articolo

Al grido di “Non ci sono nazionalità, siamo tutti musulmani”, i jihadisti celebrano la morte dell’ordine regionale costruito sulla base dell’accordo Sykes-Picot del 1916 (ratificato poi al Cairo nel 1921), con cui inglesi e francesi si spartirono il Medio Oriente.

Con la decolonizzazione, chi cerca in un primo momento di riempire di contenuti autoctoni l’ordine postcoloniale è il nazionalismo panarabista, che tramonta con il fallimento della politica di Nasser. Un’altra strada è imboccata dal partito Baath in Siria e in Iraq, che cerca di sviluppare un’identità nazionale araba non-confessionale (il suo mentore è un damasceno cristiano), ma che finisce per produrre spietati regimi autoritari (gli Assad e Saddam Hussein).

Per venire agli ultimi anni, né l’opzione islamista, nelle sue varie versioni, né le “primavere arabe”, presto tramontate, hanno offerto alternative per la costruzione di un nuovo ordine e di un nuovo tipo di Stato.

Secondo Spinola, a fronte di una “tenuta formale delle frontiere” stiamo assistendo all’implosione di ciò che resta dello “Stato nazionale arabo”: ne è una prova la resa dell’esercito iracheno a Mosul di fronte a poche centinaia di militanti dell’Isis (il cui Califfato non sarebbe che una geniale operazione di marketing politico).

L’attuale strategia americana di counter-terrorism, per quanto efficace, non darà una risposta al vuoto che si è aperto in Medio Oriente. Oggi non ci sono aspiranti costruttori di Stati (tolto il Califfo).

Nel discorso del Cairo del 2009, Obama ne aveva annunciata una: riconciliarsi con l’Islam rinunciando a promuovere la democrazia e riconoscendo negli autocrati locali dei garanti della stabilità. Ma anche questa è una strada impercorribile perché creerebbe ancora una volta Stati deboli, privi di legittimità.

L’unica strada sarebbe l’inclusione delle minoranze all’interno dello Stato nazionale (come sembra stia tentanto di fare il nuovo governo iracheno).

Esiste ancora un altro modello, il Libano, lo Stato fallito per eccellenza: chiamare Stato un guscio all’interno del quale vengono riconosciute quote di sovranità ai gruppi clanici o religiosi.

08/10/2014
Articolo di