Scuola media: cosa non va

 

 

 

 

La scuola media è l’anello debole del sistema scolastico italiano. Lo dicono i dati del rapporto della scuola in Italia 2011 della Fondazione Agnelli, presentati il 29 novembre a Roma, in presenza del neo ministro dell’istruzione Francesco Profumo.

I risultati della ricerca evidenziano un netto calo nell’apprendimento fra le elementari e le medie, il più alto tra i Paesi europei e non presi in analisi. I preadolescenti italiani, seppur non diversi per comportamenti, interessi e desideri dai loro coetanei europei, si trovano più a disagio nella scuola media.

Una prima causa va individuata nel corpo insegnanti: essi hanno un’età troppo elevata, sono soggetti a un vorticoso turnover (il 35% di essi cambia scuola ogni anno) e non si dichiarano soddisfatti della propria formazione. In particolare le difficoltà che essi rilevano maggiormente sono la comunicazione con i genitori, l’utilizzo della ICT, la gestione di classi eterogenee e multiculturali, il lavoro in équipe e la valutazione dell’apprendimento.

Sebbene nel nostro Paese sia cresciuto il livello di scolarità, la scuola media non è capace di orientare le scelte scolastiche successive e di garantire l’uguaglianza nelle opportunità. I dati, infatti, mostrano un ampio divario a seconda della classe sociale di provenienza e del livello d’istruzione dei genitori, divario che all’80% si crea proprio nella scuola media.

La ricerca non si limita a fotografare la situazione ma offre anche cinque proposte concrete: la personalizzazione dei percorsi, attraverso nuovi approcci didattici e la scuola del pomeriggio , una progettazione comune come nelle elementari e un’organizzazione per dipartimenti, l’apprendimento cooperativo che favorisce la motivazione degli studenti e sfrutta l’”effetto dei pari”, il modello dell’istituto comprensivo, l’adozione di curricula verticali e infine l’essenzializzazione, ovvero la concentrazione su poche materie con l’inserimento di materie opzionali. A tutto ciò dovrebbe anche corrispondere un rinnovamento del corpo insegnante, che dovrebbero essere formati per insegnare unicamente alle medie.

Una rapporto importante dunque, che, seppur molto diverso negli strumenti e nel campo di analisi, si muove nella stessa direzione della Vespa: cercare il miglioramento del sistema scolastico a partire dalla sua valutazione, nella convinzione che la scuola debba essere capace di offrire uguali opportunità e diventare sempre più il luogo dove orientarsi per il proprio futuro.

04/12/2011
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