Quando hai 17 anni

Tomas e Damien frequentano lo stesso liceo, all’ultimo anno: il primo è un solitario che vive coi genitori adottivi in montagna (il che lo costringe a un lungo tragitto per arrivare a scuola); il secondo, con un rendimento scolastico migliore, vive con la madre medico e ha un padre elicotterista in Afghanistan, spesso lontano da casa. I due non si sopportano e sono spesso protagonisti di zuffe e scazzottate, che li mettono a rischio di espulsione. Dopo che la madre di Damien visita quella di Tomas che è malata, la donna propone al ragazzo di montagna di vivere in città da loro, per essere più vicino a scuola e studiare di più (Tomas è indietro con il programma) e poter seguire la madre in ospedale, visto che è anche incinta. La convivenza sotto lo stesso tetto dei due adolescenti sembra iniziare all’insegna della distensione, ma qualcosa cova sotto la cenere e forse non è solo insofferenza.

Andrè Techinè torna a parlare di sentimenti tra maschi, a più di vent’anni da “Les rosaux sauvages” e lo fa con una storia profondamente viscerale, seguendo i corpi dei suoi giovani protagonisti. E’ un film di non detti, di imbarazzi nascosti e a volte dolorosi, di sguardi di ostilità che nascondono paura, ancora prima di sentimenti d’amore. Non indugia nella lacrima facile, ma rende bene quel misto di contraddizioni e vitalismo, scoramento ed entusiasmo, tipici dell’adolescenza.

Un terzetto di ottimi interpreti, in primis i due giovani attori che rendono credibili i personaggi di Tomas e Damien. Ritmo scandito sull’anno scolastico, a partire dalle nevi iniziali del magnifico paesaggio di montagna, che si riscalda col passare dei mesi e con l’evolvere del rapporto tra i due, pur tra mille contraddizioni e colluttazioni, lasciando intravedere il futuro. Parafrasando una frase celebre, l’inverno del (nostro) scontento che si fa luminosa estate. E’ bello pensare che possa succedere, non soltanto quando hai 17 anni.

07/10/2016
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