Processo breve, ingiustizia veloce

giustizia


Il Governo, anche se la maggioranza litiga molto ultimamente, si prepara a varare un piano B, dopo la bocciatura del lodo Alfano, per salvare il Premier. Già, perchè tanto per cambiare, un provvedimento pensato per tutelare gli interessi privati di Berlusconi, viene spacciato per una legge indispensabile per il nostro Paese, così urgente da dovere essere approvata a tempo di record. Ma ora proviamo a considerare cosa non funziona nel dettaglio, in questa riforma.

In primis, è sostanzialmente un colpo di spugna su due processi che vedono coinvolto il Cavaliere: il processo Mediaset per frode fiscale sui diritti televisivi (che con le nuove norme decade a fine novembre) e il processo Mills per corruzione in atti giudiziari (che a “riforma” approvata decade nel marzo 2010). In secondo luogo, per quanto è emerso finora, dovrebbero usufruire del processo breve quelli che riguardano reati puniti con la reclusione non superiore ai dieci anni (fatti salvi quelli che concernono mafia, terrorismo o, comunque, fatti di particolare allarme sociale). Sotto ai dieci anni, ma senza distinguere tra maggiore o minore gravità dei reati.
Inoltre, in 6 anni si può concludere di sicuro un processo per una guida senza patente, uno scippo, un oltraggio al vigile urbano, insomma per minuzie. I problemi cominciano quando si tratta di processare un incensurato per falso in bilancio o frode fiscale, allora le garanzie di rapidità cadono in fretta.
Come se non bastasse, i tempi stretti riguarderebbero soltanto gli imputati incensurati. E non si capisce il motivo:  infatti, se la prescrizione processuale non costituisce un premio per gli imputati, ma la risposta ad un’esigenza generale di rapidità processuale, censurati o incensurati la regola dovrebbe essere la stessa.

Ancora una volta i dubbi sono molti e la puzza di bruciato si spande. Roberto Saviano, sulla prima pagina di Repubblica sabato scorso, ha lanciato l’appello perchè Berlusconi ci ripensi. Le firme raccolte sono già più di 230mila (leggi e firmi qui l’appello). Lo scontro continua, vediamo chi molla la presa!



18/11/2009
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