Pietre d’inciampo: in memoria della shoah
Il 10 e l’11 gennaio, a Torino, sono state posizionate le pietre d’inciampo. Opera di Gunter Demnig, sono un ricordo delle vittime della shoah. Per aiutare la memoria collettiva a ricordare le vittime una ad una, queste pietre sono state posizionate in diverse città italiane, e nel mondo.
Abbiamo scelto di intervistare Diego Guzzi, membro del comitato scientifico del progetto pietre d’inciampo.
di Camilla Cupelli e Valentina Ciappina
Come nasce il progetto delle pietre d’inciampo?
Il progetto nasce da un’idea dell’artista tedesco Gunter Demnig ed è volto a ricordare le vittime della violenza nazista assassinate nei campi di concentramento e di sterminio. Le Stolpersteine sono in realtà cubetti di porfido incastonati nel marciapiede davanti all’ultima abitazione liberamente scelta della vittima, sormontati da una targa di ottone su cui vengono incisi i suoi dati biografici essenziali. A Torino Demnig ha posato la cinquantamillesima pietra, certificando così di aver realizzato il più grande memoriale diffuso d’Europa.
Come arriva a Torino?
Pietre d’inciampo Torino è uno specifico progetto promosso dal Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, dalla Comunità Ebraica di Torino, dal Goethe-Institut Turin e dall’Associazione Nazionale Ex Deportati. Un apposito sportello del Museo fornisce informazioni e raccoglie le richieste – che possono essere inoltrati da parenti, amici, condomini delle vittime, o da associazioni che vogliano ricordarle. Un comitato scientifico si occupa di verificare i dati forniti e approvare le pose.
Com’è stato coinvolto il territorio?
A Torino, in modo forse più sistematico rispetto a quanto accaduto in altre città, si è voluto coinvolgere il territorio. Ogni pietra è stata “adottata” da una classe scolastica che si è occupata di ricostruire la biografia della vittima ricordata e realizzerà un evento commemorativo nella settimana del Giorno della Memoria. La cittadinanza, peraltro, ha reagito con empatia all’iniziativa. Durante il lavoro di Demig, il 10 e 11 gennaio, ogni posa è stata circondata da una piccola folla meravigliata o commossa.