Papa Alfonso e la vendita delle indulgenze


Rilassatevi: la maturità è finita davvero. Eppure ci ritroviamo a parlare di qualcosa di molto simile agli scandali ecclesiastici del Medioevo. Per chi avesse un vuoto di memoria: la protezione dalla punizione divina venduta dagli uomini di Chiesa a caro prezzo, dopo essere stata sventolata minacciosamente sotto il naso dei peccatori. E non. Alfonso Papa verrà arrestato. 319 deputati favorevoli, 293 contrari: il Parlamento approva la richiesta di arresto presentata dai magistrati di Napoli, che hanno il compito di giudicarlo per i fatti legati alla loggia P4. I reati contestatigli sono corruzione, concussione, estorsione e favoreggiamento personale, con l’aggravante dell’associazione segreta. Lasciamo da parte le polemichine sul voto segreto e le sottigliezze linguistiche di Umberto Bossi per un momento, e soffermiamoci sulla richiesta dei magistrati: di seguito, i fatti.


Personaggi principali: Alfonso Papa, deputato del PdL ed ex magistrato, membro della Commissione Giustizia della Camera e della Commissione Parlamentare Antimafia. Luigi Bisignani, eminenza grigia. Enrico Giuseppe Francesco La Monica, sottoufficiale dell’Arma dei Carabinieri in servizio presso la Sezione Anticrimine di Napoli. Giuseppe Nuzzo, assistente della Polizia di Stato presso il Commissariato di Vasto Arenaccia.


Nel complesso, sono accusati di aver creato una rete sotterranea di informazioni ottenute e diffuse illegalmente, a fini di ricatto, di concussione o per proteggere personaggi vicini a Papa e Bisignani. Le informazioni ottenute indebitamente sarebbero state usate da Papa per proteggere dalla magistratura Mauro Masi, Luigi Bisignani, Gianni Letta, Nicola Cosentino (nell’ambito dell’inchiesta riguardante i suoi legami col clan dei casalesi). La Monica e Nuzzo avrebbero avuto il ruolo essenziale di fornire l’accesso ad informazioni secretate, ma anche di utilizzare il proprio ruolo all’interno delle forze dell’ordine per indurre  comportamenti che deponessero a favore dei mandanti. Il primo caso citato nella richiesta risale a luglio 2010. I suddetti avrebbero spinto, si legge nel documento ufficiale, Giuseppe De Martino, amministratore di Italian Brakes Spa, a non sporgere denuncia “riguardante abusi d’ufficio, irregolarità, turbative d’asta, frodi, inerenti ad appalti gestiti da Trenitalia Spa“. Il metodo è semplice: Nuzzo e La Monica contattano De Martino, gli dicono di far parte delle forze dell’ordine, gli estorcono informazioni sui suoi rapporti con Trenitalia ventilando un possibile interrogatorio, e lo invitano a non muoversi legalmente fino a nuovo ordine. In questo modo ritardando le indagini e ottenendo informazioni, con i conseguenti immaginabili vantaggi per Trenitalia.


Le indulgenze di cui sopra sarebbero state dispensate fra il gennaio e l’aprile di quest’anno. Un’attività illecita di dossieraggio sarebbe stata svolta da La Monica sul conto di Alfonso Gallo, imprenditore napoletano legato all’Ansaldo – per poi prospettargli inchieste e possibili problemi con la giustizia, che sarebbero stati debitamente prevenuti grazie alle amicizie di Papa. In cambio migliaia di euro in gioielli, soggiorni in alberghi di lusso e pagamenti di consulenze fittizie, anche a vantaggio di amici e conoscenti di Papa. Procedimento simile con Marcello Fasolino, imprenditore di Benevento nel settore energetico, che avrebbe versato circa 10mila euro a Papa, assunto sua moglie, l’avvocato Tiziana Rodà, e accolto la possibilità di una futura società con Papa stesso. In una di queste operazioni estorsive compare anche Bertolaso, seppure indirettamente: Papa avrebbe ottenuto soldi da Luigi Matacena, imprenditore napoletano nel settore dei materiali e delle apparecchiature antincendio, facendogli annusare l’odore acre della magistratura e quello dolce degli appalti che la sua amicizia gli avrebbe procurato. Appalti con la Protezione Civile e con l’Eni, che Papa avrebbe oliato grazie a Bertolaso, che “non poteva dirgli di no” a causa dell’aiuto che gli stava fornendo in merito alle sue vicende giudiziarie. Ottiene beni, due soggiorni in albergo, e 4mila euro. Poi: un forfait di 3mila euro più 1500 euro mensili corrisposti a un fantomatico Willy impiegato formalmente presso la Protecno Impianti di Napoli; affitto del proprio appartamento e contratto per una conoscente da Vittorio Casale, immobiliarista; una percentuale sugli utili della Sis.tema, sempre ventilando contratti con l’Eni.


Per compiere in sicurezza queste operazioni sarebbero stati stipulati anche contratti telefonici sotto falso nome – rubando l’identità di ignari intestatari. Ombre anche sull’elezione stessa di Papa in Parlamento: ci sarebbe stato infatti un intervento di Bisignani sull’onorevole Verdini, incaricato “in occasione delle elezioni politiche del 2008, di formare le liste elettorali riferite al partito politico Forza Italia – Popolo delle Libertà e di assegnare i relativi collegi elettorali – diretto ad ottenere la candidatura dello stesso Papa in un “collegio sicuro””.

20/07/2011
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