Per chi ancora non lo sapesse, la numero 45 del 2001 è la legge che differenzia la figura dei Testimoni di Giustizia da quella dei collaboratori di giustizia.

Prima di allora non esisteva differenza tra i cosiddetti pentiti e cittadini onesti “che, senza aver fatto parte di organizzazioni criminali- anzi essendone a volte vittime – hanno sentito il dovere di testimoniare per ragioni di sensibilità istituzionale e rispetto delle esigenze della collettività, esponendo se stessi e le loro famiglie alle “reazioni degli accusati e alle intimidazioni della delinquenza”.

Ai numeri dell’On. Mantovano, che ha risposto all’interpellanza parlamentare sui testimoni di giustizia sciorinando dati che testimonierebbero un impegno concreto dello Stato, rispondiamo con i numeri che identificano la legge.

Non per polemizzare, ma per gridare, questo sì, che la strada intrapresa nel 2001 è stata appena imboccata e va proseguita per restituire dignità a quei cittadini che hanno scelto di stare con lo Stato.

Lo dice una relazione votata all’unanimità dalla commissione parlamentare antimafia  a  febbraio 2008. E questo dimostra che il tema non ha e non deve avere colore politico: per dare soluzione alle istanze dei testimoni di giustizia, non si può prescindere da questa relazione che mette in evidenza le inefficienze delle Istituzioni, fino ad oggi, nel considerare questi cittadini come una risorsa e non come un peso.

Noi, che abbiamo scelto da tempo di restare accanto ai vivi, vogliamo che la Politica metta al centro dell’agenda soluzioni concrete che diano attuazione alle proposte della commissione stessa: sarebbe un segnale forte per tutti coloro che credono ancora nella Giustizia e nello Stato.

Un segnale forte per quelle persone come Piera Aiello, che sono segnate nell’anima dal dolore, eppure che difendono ancora con forza le loro scelte.

Noi restiamo accanto a tutti loro, alle loro parole e alla loro resistenza.

Leggi il commento di Piera Aiello in risposta alle dichiarazioni del Sottosegretario Mantovano