La macelleria messicana – "Diaz"

 

 

Esce oggi nelle sale italiane, il film di Daniele Vicari sui fatti di Genova, nel 2001. Visto dieci giorni fa, in anteprima, la sensazione è stata quella di soffocamento: un’apnea di due ore, in cui si trattiene il respiro (soprattutto in un paio di sequenze davvero “toste”) , mentre la pellicola ricostruisce i fatti violenti del G8, in particolare l’irruzione della polizia nella scuola Diaz (dove dormivano moltissime persone) e alcune altre violenze nella caserma di Bolzaneto. E’ una storia romanzata, ma basata sui fatti veri e sugli atti processuali. “Diaz” ci racconta, attraverso il punto di vista di personaggi diversi, questioni scomode, ci rinfresca la memoria su eventi di 11 anni fa, che oggi paiono incredibili, ad osservarli con distacco: i fatti del G8 di Genova, nei loro riflessi brutali, hanno segnato una incredibile sospensione dei diritti umani, in democrazia, forse la più grave dalla Seconda Guerra Mondiale; “Diaz” ci impone di non dimenticare quel che è successo: non a caso il sottotitolo -in inglese- dice “Non lavate via questo sangue”, cioè il messaggio appeso nella palestra della scuola, dopo il pestaggio violento. “Diaz” ci ricorda come l’abuso di potere, di funzionari scriteriati, è stato allucinante.

 

“Diaz” non giudica, a Daniele Vicari e il produttore Domenico Procacci, il merito e il coraggio di aver riletto quella follia collettiva e quell’ubriacatura violenta, con chiarezza e passione. Ottimo il cast, suggestiva fotografia notturna.

Il problema, però, non è il film, che fortunatamente non ha subito censura o divieti al pubblico. Il problema è che è successo tutto davvero e forse di più (come ha dichiarato Procacci, “il film è il massimo che si poteva mostrare al cinema. In realtà le cose andarono ancora peggio.”). Il problema è che prima dell’ultimo grado di giudizio, il processo probabilmente scadrà in prescrizioni. Qualcuno ha ancora i segni del manganello sul corpo, undici anni dopo. Qualcuno, probabilmente, festeggerà l’impunità.

 

Almeno non cancelliamo la memoria.

 

 

 

13/04/2012
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