La La Land

Nell’arco di poco più di un anno, si racconta la storia di Sebastian (R. Gosling), pianista squattrinato, che sogna di aprire un locale dove si suoni solo jazz e di Mia (E. Stone), cameriera in un bar degli studi cinematografici di Los Angeles, che vorrebbe fare l’attrice e continua a far provini e partecipare ad audizioni. Si incontrano continuamente, con le classiche schermaglie amorose dei film sentimentali, finché non si innamorano. Insieme andranno avanti, con l’entusiasmo ottimistico e serbando stretti i loro fragili sogni di gloria. Epilogo cinque anni dopo, quando il successo è arrivato per entrambi.

Damien Chazelle (vi ricordate 3 anni fa “Whiplash”?), a 31 anni spiazza tutti, firmando un musical, che non è solo una dichiarazione d’amore per il jazz: è una rivisitazione di un genere che non è più in auge sul grande schermo, dove i suoi clichè e i suoi classici vengono citati con affetto (come non pensare al pittore americano di Gene Kelly a Parigi?), per essere smontati e reinventati. Chazelle ha la mano sicura, lo si vede nel virtuosistico uso dei piani sequenza (l’inizio del film è folgorante e promette scintille per il resto della storia), nelle coreografie multicromatiche; i collaboratori tecnici, dal montaggio alla fotografia, sono di prim’ordine. Ma è la musica, e come poteva essere diversamente!, che ci accompagna per due ore di pellicola, scritta e diretta da Justin Hurwitz, che sapientemente dosa caratteri antitetici, come il pezzo d’apertura (“Another day of sun”), di euforia contagiosa e travolgente adrenalina, e il tema di Sebastian e Mia, malinconica melodia che suona al piano Gosling, leitmotiv della storia d’amore. E poi ci sono gli interpreti: Ryan Gosling di sorniona simpatia, Emma Stone (premiata a Venezia), in un personaggio delizioso e con una prova superlativa. Ed entrambi ballano e cantano! Gustoso cameo di J. K. Simmons (il perfido insegnate di “Whiplash”). 7 Golden Globes, tra cui i due protagonisti, canzone e musica, e due statuette per Chazelle, regista e sceneggiatore. 14 nomination agli Oscar, un record eguagliato solo da “Eva contro Eva” e “Titanic”.

E’ uno di quei film che sotto la scorza di apparente semplicità sentimentale, nasconde temi contraddittori: sa essere notturno e livido come una frustrante delusione, spensierato ed eccentrico come il bambino che è in noi e cui non vogliamo rinunciare, sudato e fumoso come certe partiture jazz e certe meschinità che contraddistinguono la nostra esistenza. Sa molto di jazz, di musica, di vita.

Chi l’ha detto che il mainstream non sappia essere emozionante?

Imperdibile, già pronto a scalare la classifica dei film del 2017!

26/01/2017
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