La guerra è necessaria? – la risposta di Slavoj Zizek



Domanda difficile, e tuttavia ineludibile. L’articolo 11 della nostra costituzione proibisce la risoluzione dei conflitti tramite la guerra. Eppure, siamo in guerra. Un articolo costantemente disatteso, uno scollamento radicale fra la realtà e la legge. Al punto da insinuare una domanda: è possibile una politica estera che prescinda dalla guerra? L’abbiamo chiesto a Slavoj Zizek, filosofo sloveno, l’intellettuale più richiesto e urticante della scena attuale.


Domanda inquietante: è necessario fare la guerra?

Oh mio dio, la risposta ti scioccherà. Forse non la guerra, ma la violenza è necessaria per me. Nella forma basilare che ha preso in Egitto, se guardi. Ma preferirei distinguere fra la violenza fisica, e quella più fondamentale antistatalista. Per essere chiari: quello che i dimostranti hanno fatto, ma in senso buono, senza uccidere nessuno, è stato estremamente violento. Hanno sospeso lo Stato, e in qualche modo la violenza di Mubarak, che era disgustoso. Era una – molto più modesta – violenza reattiva. Mubarak voleva, ovviamente, che le cose stessero com’erano, in modo da poter stare al potere. Ho detto in passato che il problema di Hitler era che non era abbastanza violento, come Gandhi. Questo tipo di violenza che appoggio, ovviamente non ha a che vedere con uccisioni, eccetera. Ma quella violenza attraverso la quale fermi la macchina della vita di ogni giorno, la macchina della vita politica.


E per quanto riguarda i conflitti internazionali, come andrebbero risolti?

Non dimenticare che quelli che sono davvero per la pace sono, di regola, quelli che hanno il potere, perchè non possono essere disturbati. Per esempio, quando il comunismo stava cadendo a pezzi, l’appello più grande era “non combattiamo gli uni contro gli altri, bla bla bla”, che voleva dire circa: lasciateci, permetteteci di stare, qui. E’ molto ambiguo il modo in cui puoi sempre combinare  i più alti ideali di pace con le chiamate alla violenza. Per cui per me il punto è non essere in generale contro la violenza, ma promuovere una – la chiamo così senza ironia – violenza popolare emancipatoria, consistente solo nell’ immobilizzare. Come in Egitto, occupi un luogo pubblico, cose così. Per questo tipo di violenza, non posso immaginare nessun cambiamento. E penso che sia questo che la sinistra dovrebbe fare. Questo atteggiamento puramente pacifista è una limitazione, non nel senso che sia troppo idealista, ma nel senso che è assimilato troppo facilmente. Lascia che ti dia un esempio: nel Messico zapatista, quel sub comandante Marcos. Ha iniziato bene, poi ha deciso di essere un’autorità morale non violenta, e ora tutti gli ridono dietro, so che lo chiamano il sub comediante Marcos. In un certo senso, hanno ragione. Così permetti alle persone di deriderti, dicono “oh che grande autorità morale!”, per forza, perchè non fai del male a nessuno.


16/05/2011
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